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edizione cartacea, il tappiro
di Giansandro Rosasco | 01 Dicembre 2008 | in categoria/e edizione cartacea il tappiro
La Curia vieta la messa "Zeneize" - Il Tappiro a Franco Bampi, "predicatore" del dialetto
Qualche volta siamo costretti ad uscire un po' dai confini del nostro territorio, per poi rientrarci immediatamente come in questo caso. Fa infatti discutere il diniego dell’arcivescovo Angelo Bagnasco, nel secondo anno consecutivo, per la celebrazione della messa in lingua genovese presso l'Abbazia del Boschetto a Genova. La decisione di assegnare il nostro “Tappiro d'ardesia” va così a Franco Bampi - professore universitario, presidente de “A Compagna”, fondatore del MIL (Movimento Indipendentista Ligure) e soprattutto cultore della lingua genovese - in virtù della tristezza che prova per questa decisione probabilmente basata sulle interpretazioni restrittive e burocratiche delle indicazioni papali.
“In effetti – ci racconta Bampi - il primo anno che si è celebrata la messa Zeneize eravamo in metà di mille, l'ultimo anno con quella tradizionale in poche decine, questi sono dati di fatto”. La celebrazione, ci hanno segnalato molti fedeli, è solenne, molto impegnativa, in quanto dura oltre un'ora, e non è folcloristica “aveste visto la compostezza delle persone. Ci teniamo che le tradizioni siano rispettate e rispettose in tutti i sensi. Inoltre in genovese vi sono solo la lettura dei testi sacri, le intenzioni e l'omelia”.
Anche l’attuale segretario di Stato Vaticano, il Cardinal Tarcisio Bertone, quando era a Genova in qualità di Arcivescovo, si disse molto favorevole all’iniziativa, dispiacendosi addirittura di non saperlo parlare lui stesso. “Questo - continua Bampi - perchè il genovese è una lingua in tutto e per tutto. Pur se minoritaria, ricordiamoci che ha radici tanto profonde quanto l'italiano e che prima della Repubblica Italiana esisteva la Repubblica di Genova, questo non per discorsi politici ma puramente storici”. La Chiesa probabilmente ha perso un po’ il contatto con lo spirito territoriale della gente, che pure nei secoli passati l'ha difesa a spada tratta. “Un esempio eccezionale lo abbiamo avuto in Fontanabuona ai tempi dei francesi”. Il popolo dell'entroterra è sempre stato un solido baluardo alla difesa delle tradizioni, del dialetto e della antiche istituzioni: in cima alla loro lista degli “affetti più cari” c'è sempre stata la Chiesa cattolica, e a partire dal 1797 cacciarono i giacobini al grido di “Viva Maria”. Nel 1799 la Val Fontanabuona fu messa a ferro e fuoco dai Francesi, per rappresaglia all’intervento degli abitanti di Cicagna. Case e Santuari furono saccheggiati e incendiati in tutta la valle ma la resistenza degli abitanti portò i francesi a dare l'epiteto a questo territorio di “Fontaine du diable”. Fa ancora più riflettere, e lasciare senza una risposta, il fatto che l'arcivescovo Angelo Bagnasco, strettamente legato proprio alla Fontanabuona in quanto la sorella è ivi residente, non ricordi che il territorio diede tanto alla causa della Chiesa.
Nella pratica poi la Messa in genovese è sempre stata affidata a don Sandro Carbone; lui stesso traduceva in genovese i testi sacri, quindi anche da questo punto di vista non ci sono controindicazioni se è lo stesso Celebratore a verificare che tutto sia a posto. Altro punto: in Sicilia e in Sardegna le messe vengono celebrate nelle lingue locali è non è facile capire perché a Genova ci sia stata una chiusura totale da parte della Curia verso questa iniziativa. Speriamo che l'arcivescovo Bagnasco ci ripensi e cambi idea. Sarebbero delle festività migliori, non tanto per il valore della preghiera che è universale quanto perchè abbiamo già tante burocrazie nell'aldiquà che non vorremmo pensare ad un futuro simile anche nell'aldilà.
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I commenti dei lettori
RENZO 3494:
Sono Renzo Franco, autore della richiesta vangelo e omelia in lengua veneta, nella 1°manifestazione "APOLITICA "FESTA DELLE ORIGINI VENETE" in piazza a Vedelago. Vorrei puntualizzare che il travisare e' diventata una moda, ho cercato il consenso e ottenuto che un sacerdote legga il vangelo e faccia l'omelia in lengua veneta, rispettando l'eucaristia. Sono certo che sarebbe stato molto apprezzato, almeno nelle occasioni di tradizioni locali. E' mio desiderio che la lengua veneta, venga riconosciuta in tutte le sedi come il vicino friuli. Cosa buona e giusta e' manifestare le nostre origini con tutte le sue componenti. Non ci puo' essere burocrazia anche in questo!!!
Roberto Simoncini. Borzonasca:
Messe in dialetto "una tantum"
Spettabile Redazione, ho molto apprezzato la lettera del sig. Brizzolara apparsa sul numero di febbraio. Pur non essendo cattolico praticante condivido l'idea che la lingua liturgica debba essere comprensibile a tutti i presenti Sono anche convinto, però, che la celebrazione di una messa in dialetto in occasione delle ricorrenze di Natale, Pasqua e del Santo Patrono sarebbe un bel regalo per chi quotidianamente si esprime e magari prega in genovese. Sarebbe inoltre un’opportunità di conoscenza per chi, come me, desidera saperne di pi&ùgrave; su cultura, storia e tradizioni liguri.
Bruno Minardi:
Gent.mo Sig. Birizzolara, a seguito della sua garbata lettera al Prof. Bampi apparsa su questo spazio, inerente la messa in genovese mi sono posto alcune riflessioni. La messa é nata con il celebrante rivolto verso l'altare e in latino, io per molti anni ho fatto il chierichetto a Statale Ligure (NE), penso che anche il Papa, come hanno già fatto alcune parrocchie del levante a ripristinare almeno una volta la messa originaria. Poi, vorrei aggiungere che, Ges&ùgrave; risuscitava alle II del Sabato santo e si andava noi ragazzi a bagnarsi gli occhi alle fontane al suono delle campane. Raccontano dagli anziani del posto, che a quel suono ad Avegno si andava a legare gli alberi perchè tenessero i frutti. Oggi la resurrezione avviene a tarda sera. Come mai? Perciò credo che sono avvenute nella chiesa molti cambiamenti, che non condivido, io che nelle scuole incontro i ragazzi sull'eredità che ci hanno lasciato i nostri vecchi, che quella di almeno una volta la messa sia detta in genovese ritengo non sia uno scandalo o un'offesa alla religione Distinti saluti, Bruno Minardi
Massimo Brizzolara:
Gent.mo sig. Minardi
Le confesso che sono un po' sorpreso dall'interesse suscitato dalle mie osservazioni sulla messa in genovese.
Ma la sua articolata lettera è talmente garbata , che merita una risposta.
In pratica lei afferma che, nel corso di molti anni, la Liturgia ha subito significativi cambiamenti. Per cui non ci sarebbe nulla di male se nell'ambito di questa dinamicità, s'inserisse anche la possibilità di celebrare la messa in genovese.
Ma il problema sig. Minardi è che tutte queste variazioni liturgiche ( condivisibili o meno ) valgono per i cattolici di tutto il mondo, mentre la celebrazione in genovese ( o in milanese, sardo e così via) avrebbe una valenza limitata ovviamente, all'area geografica del dialetto in questione.
Si tratta di un punto cruciale. Perchè la Messa deve rappresentare un elemento di unità e non di divisione.
Detto questo concordo con lei , che le liturgie recitate in qualsiasi idioma, non possano costituire uno scandalo e tantomeno un'offesa alla religione.
Non l'ho mai nè scritto ,nè pensato.
Un cordiale saluto
Massimo Brizzolara
Franco Bampi:
Caro Brizzolara,
la Messa Zeneize ha voluto riprendere la tradizione di quando le persone parlavano solo in dialetto: quella era l'unica lingua che capivano. E che la Chiesa riscopra e sostenga le tradizioni non mi pare cosa sbagliata. E chi non gradisce non è obbligato a sentire la santa Messa Zeneize.
Se devo dirle la mia, mi sembra strano, addirittura incomprensibile, che la Chiesa vieti di celebrare una Santa Messa! Ma, di sicuro, sono io che, in questa fase difficile per noi cattolici, non comprendo appieno le scelte dei nostri pastori.
Cordialmente.
anonimo:
Gent.le Prof. Bampi
La ringrazio della sua cortese precisazione. E non me ne voglia se a mia volta replico.
Concordo con lei sul fatto che la religione cattolica stia attraversando una fase storica difficile.
Molte responsabilità sono da attribuire alle gerarchie ecclesiastiche , con le quali sono spesso in disaccordo.
Ma in questo caso, le confermo la mia identità di vedute con la Curia.
Esistono ambiti, in cui la forma è essenziale. La celebrazione della Santa Messa è uno di questi.
Concedere qualcosa su questo terreno, porterebbe sicuramente ad un aumento delle presenze in chiesa, ma sarebbe un effetto di breve durata .
Un amico frate ( purtroppo scomparso ) mi confidava che gli ordini monastici che hanno addolcito la loro regola con lo scopo di incrementare le vocazioni hanno ottenuto l'effetto opposto.
Non bisogna aumentare il numero di frequentatori delle chiese, ma il numero di fedeli.
Mi perdoni l'omelia non richiesta.
Un cordiale saluto
Massimo Brizzolara
Massimo Brizzolara:
Gent.le prof. Bampi
Le confesso che pur essendo uno strenuo difensore della cultura e delle tradizioni locali , questa volta concordo con la posizione assunta dalla Curia genovese.
Non solo , ma sono anche contrario alla celebrazione della messa in latino.
Considero ancora infatti ,come " cosa buona e giusta", le indicazioni del Concilio Vaticano II, di celebrare le liturgie nelle rispettive lingue volgari.
Tutti devono infatti comprendere, cosa stanno ascoltando e cosa stanno dicendo,
.E per la sua stessa natura di preghiera collettiva, la messa deve essere identica dalle Alpi alla Sicilia. Nei contenuti e nella lingua.
Altro discorso è la preghiera in forma privata. Io stesso quando mi rapporto con Dio lo faccio in dialetto.
Un cordiale saluto
franco:
Siete pazzi in Liguria , in Spagna chiamano Lingue il Catalano (venuto dopo il Genovese) il Galiziano , castigliano , il Valenzano , e il basco, tutte lingue parlate alla televisione (non solo in Chiesa...), e scritte sui periodici locali , e sulle segnaletiche , Viva la Liguria Indipendente , fuori dai giochi Romani e Milanesi.....le grosse Eredita che la Curia ha ricevuto dai parlanti in Genovese non gli hanno fatto schifo....anzi.......
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