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01 Gennaio 2011 | in categoria/e attualita

Greenpeace: pronto il decreto legge per migliaia di giovani disoccupati a favore di poche grandi imprese

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GREENPEACE: ITALIA SOSTENGA LE RINNOVABILI CON OBIETTIVI AMBIZIOSI AL 2020.

ROMA, 08.03.11 – Nella giornata di presentazione della “roadmap” europea da parte della Commissione UE per un’economia a basso impatto ambientale (“Moving to a Low Carbon Economy”), Greenpeace plaude alla scelta dell’Europa di definire con chiarezza gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra a lungo termine (2050) ma chiede traguardi più ambiziosi al 2020.

Nella sua tabella di marcia, la Commissione europea dovrebbe proporre una riduzione del 40% delle emissioni al 2030, del 60% al 2040 e dell’80% al 2050 rispetto ai livelli del 1990. Un obiettivo necessario per contenere le conseguenze dei cambiamenti climatici entro livelli accettabili e consentire al sistema economico europeo di competere a livello internazionale.

«Per raggiungere gli obiettivi a lungo termine indicati dalla Commissione, dovremo conseguire una riduzione del 30% delle emissioni già al 2020 - afferma Domenico Belli, Responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace - e su questo chiediamo al Governo e al nostro ministro dell’Ambiente di assumere una posizione favorevole perché nell’interesse della moltitudine di piccole e medie imprese del nostro sistema economico».

Già alla fine del 2010, l’Europa aveva ridotto le sue emissioni del 17% rispetto al 1990. Mantenere l’obiettivo al 20% significherebbe frenare l’innovazione tecnologica e miliardi di euro di investimenti nella green economy impedendo così la costituzione di tanti nuovi posti di lavoro, sostenibili e durevoli.

I ministri dell’Ambiente di Regno Unito, Germania, Spagna, Danimarca e Portogallo hanno già dato la loro adesione a target più ambiziosi al 2020.
 
«Mentre l’Europa decide di puntare con decisione verso le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica, il nostro Governo approva un Decreto sulle rinnovabili che bloccherà di fatto lo sviluppo dell’energia solare ed eolica nel nostro Paese costringendo alla disoccupazione migliaia di giovani. Un atteggiamento – conclude Belli - miope e incomprensibile che risponde solo agli interessi di pochissime grandi imprese».