benessere

di Francesca Vulpani | 02 Maggio 2012 | in categoria/e benessere

La mia medicina? Un amico a quattro zampe: l'affetto disinteressato come cura per diverse patologie, prima su tutte la solitudine

Che lo sguardo tenero di un amico a quattro zampe risollevi il cuore lo sanno tutti, ma a volte può avere un effetto addirittura terapeutico e aiutare a risolvere diverse patologie, sia fisiche che psicologiche. É il principio della "pet therapy", una "coterapia" che viene impiegata mettendo a sistema la professionalità di diverse figure che si uniscono per il benessere della persona a cui è rivolta e che vede l’animale come facilitatore della comunicazione. Quando si parla di pet therapy però occorre distinguere, dato che nel novero della "pet" si contemplano diversi tipi di attività: T.A.A. (terapie assistite da animali), A.A.A. (attività assistite da animali), ed E.A.A. (educazione assistita da animali).

Terapia o attività ludica?
“La vera pet therapy prevede la presenza di un medico, un veterinario, uno psicologo e un operatore che guidi l'animale, oltre a una diagnosi che attesti che cosa ha il paziente e di cosa necessiti – spiega Patrizia Bandettini di Poggio, presidente di Enpa Levante -. Quando invece si va nelle scuole o nelle case di riposo si tratta di un'attività ludica, che comunque permette a bambini e anziani di trarre beneficio dall'interazione con l’animale, che riesce ad aprire un canale di comunicazione anche nei casi in cui sembra più difficile instaurare un rapporto. Noi ad esempio effettuiamo incontri nella nostra sede e nel campo Caninamente di Lavagna, in collaborazione con il centro di educazione cinofila, e collaboriamo con l’associazione Argo andando nelle scuole”. 
Proprio l’associazione genovese-rapallina Argo, ultimamente è impegnata in due progetti: “Bau Bau un amico a 4 zampe”, condotta in alcune scuole primarie di Rapallo e “Doctor Dog”, rivolto agli anziani in casa di riposo. Entrambi hanno ricevuto il plauso per i miglioramenti nell’atteggiamento di ospiti e alunni. Ma le potenzialità della pet therapy non si esauriscono qui: “Quando c'è stato il terremoto all'Aquila ad esempio ho portato avanti un progetto per l'elaborazione del trauma attraverso l'animale ed ora, come Croce Verde, dovremmo avviare un'esperienza simile nelle scuole di Borghetto Vara per i bambini colpiti dall'alluvione, impiegando il cane come facilitatore della comunicazione - spiega Sonia Ricciu (foto 1), co-fondatrice di Argo e membro della Protezione Civile della Croce Verde genovese, che lavora con il cane Athos, il gatto Titti e il coniglio Rolly. Sara Passalacqua (foto 2), che lavora sia a livello individuale che come socia Apteba (Associazione Pet Therapy e Bioetica Animale di Rapallo) ha condotto invece, insieme al suo cane Otto, un progetto in neuropsichiatria infantile con la Asl 4 nell’ospedale di Rapallo. E si potrebbe andare avanti: sul territorio infatti sono numerosi i professionisti e gli enti, come l’associazione Amici Nostri Onlus di Chiavari, che ha portato nelle scuole del territorio il memorial Mimmo Acconciagioco, o il centro Skadog di Casarza Ligure che si occupa anche di addestrare i cani come “assistence dog”. Diverse sono le esperienze, ma tutti concordano su alcuni punti fondamentali: gli animali impiegati nella pet therapy non devono essere considerati strumenti, ma nemmeno i protagonisti di una coterapia in cui loro fanno quello che sanno fare: il cane, il gatto, il coniglio... semplicemente quello che sono.

Francesca Vulpani

Tratto da CORFOLE! del 5/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata

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