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cultura, storia locale
di Pier Luigi Gardella | 02 Maggio 2012 | in categoria/e cultura storia locale
1 Maggio 1800: Chiavari è sotto il dominio austriaco e un fraticello ‘rivoluzionario' viene fucilato perché rifiuta di ripetere il grido “Viva l'Imperatore”
E’ appena passata la Festa della Liberazione che ci troviamo a parlare di un’altra invasione, quella che portò nel nostro territorio carestia e terrore, sotto l’oppressione degli austriaci. Ne parliamo perché il Municipio IX levante di Quinto Nervi ha recentemente deliberato per collocare a Quinto, nella omonima via, una targa che ricordi la figura del chiavarese fra’ Diego Argiroffo.
Nato a Chiavari nel 1738 da una illustre famiglia nota in città già nel XII secolo, fin da ragazzo sente la particolare vocazione per la vita francescana e, dopo aver studiato alle Scuole Pie di Chiavari, a vent’anni entra in noviziato, nel conveto chiavarese di San Francesco, uscendone l’anno successivo come professante la Regola dei Frati Minori.
La sua intelligenza e il suo desiderio di conoscere lo portano allo studio della Teologia nel Convento di Novi Ligure e quindi all’Annunziata di Genova. Diventa Vicario nel convento di Bolano, in Val di Magra, quindi, nel 1777 è a Chiavari come maestro dei novizi. Sarà successivamente Priore del Convento di Brugnato per poi trascorrere nel convento di Chiavari gli ultimi quattordici anni della sua vita, dedicandosi a studi storici. La Biblioteca Universitaria genovese conserva la sua opera manoscritta “Memorie storiche e cronologiche della Città, Stato e Governo di Genova ricavate da più annalisti e scrittori, e autentici monumenti, sino ai tempi presenti dell’anno 1794-1799”. Nell’opera trascriveva e completava con sue ricerche personali quanto aveva narrato in alcuni suoi manoscritti Agostino Della Cella. Si ha notizia anche di un’altra sua opera, appartenente ad un archivio privato “Memorie delle cose e famiglie genovesi” risalente al 1791.
In quest’ultima opera l’Argiroffo esaltava gli eroi che combatterono contro gli austro piemontesi nel 1746-47, e che restarono vivi nella sua memoria per gli anni successivi nelle nuove vicende che travaglieranno la sua terra. Nel 1799, infatti, la città di Chiavari, Capo cantone dell’Entella della repubblica Ligure, cadde in mano austriaca; si diede inizio ad un triste periodo della storia cittadina, descritto dagli scrittori contemporanei come un periodo di oppressione straniera, di guerre intestine, di carestia, morbi e saccheggi. Il generale austriaco Klenau per frenare quegli eccessi pubblicava un editto che prescriveva la fucilazione per i turbatori dell’ordine pubblico. Si fa luce su questo sfondo la figura di fra’ Diego, che apparteneva anche a quella cerchia di intellettuali illuminati che animavano l’attività della Società Economica. Egli già dal 1746 aveva vaticinato la fine del dominio austriaco, ed in più occasioni aveva rifiutato energicamente di ripetere il grido “Viva l’Imperatore”. Viene pertanto denunciato e il giorno di Sabato Santo, 12 aprile 1800, viene arrestato dalle autorità austriache e trasferito al Quartiere Generale austriaco di Monte Fasce. È quindi tradotto nuovamente a Chiavari per subire un iniquo processo, accusato da testi fanatici ma anche da suoi correligionari. Inevitabile fu la condanna a morte; alla sentenza fra’ Diego, ormai quasi completamente sordo e quasi cieco, commentò: “Dio mi diede la vita, i suoi nemici me la tolgono”. Pochi giorni dopo, il 1° maggio del 1800, fra’ Diego Argiroffo è condotto nei pressi del Monte Fasce e lì fucilato da un plotone di soldati austriaci. L’episodio è narrato nel quadro (in foto) di Gianluigi Coppola conservato al Museo Storico della Società Economica di Chiavari. A ragione, Diego Argiroffo è da molti considerato come il primo degli Italiani caduti per il Risorgimento.
Chiavari gli ha dedicato una strada, a dire il vero un vicoletto che incrocia Corso Buenos Aires, come pure il Comune di Genova che a Quinto, in località Montetto, quasi alle pendici del Monte Fasce, annovera Via Montetto Argiroffo. La località era forse più conosciuta a fine Ottocento perché sede di una fermata della Linea Ferroviaria Genova-Massa, a poche centinaia di metri dalla Stazione Ferroviari di Quinto al Mare. Proprio in questa via, stimolato dallo storico Nicolò Bonacasa verrà collocata la targa che ricorda il sacrificio del frate chiavarese.
Tratto da CORFOLE! del 5/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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