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itinerari, storia locale, tempo libero
di Nadia Pezzi | 13 Dicembre 2011 | in categoria/e itinerari storia locale tempo libero
28 dicembre 1895: nasce il cinema(tografo)- Nel maggio 1896 la prima proiezione a Genova ‘tra lo stupore dei presenti per quella magia'
Quando i fratelli Lumière presentarono per la prima volta il cinematografo a Parigi il 28 dicembre 1895, non avevano grande fiducia nella loro invenzione, tanto che scelsero il “Salon Indien”, una sala piuttosto malfamata in Boulevard des Capucines.
Per i due fratelli di Lione, il cinematografo era solo una curiosità scientifica cui erano giunti battendo sul tempo tutti gli altri inventori che vi lavoravano, ignari gli uni degli altri. Infatti, negli stessi mesi in cui il cinematografo vedeva la luce, altri proiettori venivano messi a punto da altri: dall’americano Edison agli inglesi William Paul e Birt Acres, ai tedeschi Skladanowsky e Messter.
Ma la grande novità che determinò la fortuna della macchina dei Lumière era che al contempo era cinepresa e proiettore. Dopo quel primo, mirabolante spettacolo che sconvolse il pubblico parigino, che scappò terrorizzato alla proiezione della ormai mitica scena in cui arrivava un treno, il cinema iniziò la sua vita itinerante, con il sistema delle concessioni: l’invenzione poteva essere solo affittata, non acquistata. Proprio con questo sistema, attraverso Vittorio Calcina, concessionario italiano dei Lumière, il cinematografo arriva a Genova, il 30 maggio 1896, sera in cui avvenne la prima presso la Sala Sivori (in foto), in salita Santa Caterina, alla presenza delle autorità cittadine e della stampa.
Il successo fu grandioso, grazie anche all’intensa pubblicità che il quotidiano “Il Secolo XIX” fece al nuovo spettacolo all’interno della rubrica “Teatri e concerti”.
Ciò che sorprendeva di più il pubblico genovese, come il pubblico di tutto il mondo, era il fumo, il vento che muoveva le foglie, le onde, tutto quello che pittura e fotografia non potevano riprodurre, ma che sullo schermo acquistava una sorta di magia.
A proposito di questo, il quotidiano del 23-24 giugno 1896 descrive una scena che rappresentava una manovra di corazzieri: “I corazzieri si avanzano schierati sopra una sola linea, con gli stendardi al vento, e, quando giungono sul campo della manovra la eseguiscono (…) sollevando nembi di polvere, la quale, in breve, avvolge tutta la scena, rendendola sempre più incerta, fintantoché…la sala è rischiarata improvvisamente e la illusione svanisce.”
Il cinematografo, preso appunto in affitto, lasciò la Sala Sivori il 3 agosto per ritornarvi nell’aprile del 1897, grazie a Gigi Sciutto, fotografo della città, che probabilmente costruì un apparecchio tutto suo, poiché sempre il quotidiano ligure lo pubblicizza come “cinematografo genovese”. Sciutto fu anche regista, poiché si annunciavano vedute cittadine, tra cui La visita ai Sepolcri che, stando sempre al giornale, ebbe molto successo. D’altronde il desiderio di vedere sullo schermo volti conosciuti o di rivedersi era una forte curiosità. Il fascino di queste vedute durò però piuttosto poco, un po’ in tutto il mondo.
Così, già nell’estate di quell’anno, quando il cinematografo comparve al Festival al Bisagno, evidentemente da solo non richiamava più abbastanza pubblico, perché venne affiancato ad altre novità, come i raggi x (uno dei più importanti mezzi diagnostici della medicina iniziò come attrazione da fiera!), il giro del mondo (una serie di panorami dei luoghi più esotici) e lo stereoscopio. Quest’ultimo era un primo tentativo di cinema tridimensionale e l’aspetto curioso di queste novità è che allora come adesso, esse vengono riproposte ogni volta che il cinema attraversa una crisi. Nel 1899, il cinematografo trovò casa alla sala Genova in via Garibaldi, per poi ritornare quasi subito alla Sala Sivori, ormai ritrovo più elegante della città, sempre ad opera di Sciutto che stavolta aveva un apparecchio Lumière e duecento film della ditta francese. Ma non vennero mai proiettati tutti, segno del graduale disinteresse verso l’invenzione francese. Il cinema così fatto era destinato a finire presto, se non avesse preso la strada del racconto e della fantasia, grazie a un signore francese di nome Méliès che di professione era mago... Ma questa è un’altra storia.
Tratto da CORFOLE! del 12/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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