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attualita, edizione cartacea, il tappiro
di Michela De Rosa | 02 Novembre 2011 | in categoria/e attualita edizione cartacea il tappiro
TAPPIRO AI DEFUNTI - Altro che ‘riposa in pace', non si può stare tranquilli nemmeno al cimitero: fiori, piante, candele, ricordini e pupazzetti, i ladri di affetti e di memoria non risparmiano nulla
La lettera di una lettrice apparsa sul numero scorso ha fatto emergere un triste malcostume
Questo Tappiro capita casualmente nel mese dedicato ai defunti. O forse non è un caso. Forse nel periodo in cui rivolgiamo ai nostri cari un pensiero speciale e ci rechiamo anche lontano per portare un saluto e una carezza alla loro foto, questa storia ci farà riflettere di più e ne capiremo la drammatica profondità. Perché qui non si tratta di piccoli furti di oggetti, bensì di furti di ricordi, violenza alla memoria e agli affetti. Qualcosa che non tocca le tasche, ma l’anima. Ecco perché abbiamo deciso di consegnare metaforicamente il Tappiro ai defunti. Nel numero scorso una lettrice giustamente indignata segnalava il tristissimo malcostume di rubare i fiori in cimitero.
Mi sono chiesta se queste persone prive di ogni scrupolo, moralità e dignità se li mettessero poi bellamente in casa, magari per ‘ravvivare’ (!) la tavola domenicale. Non lo sapremo mai. E quei peluche e pupazzetti posti sulle tombe dei piccoli angeli come a volergli donare le ore di gioco troppo presto negate, dove finiscono? Con quale coraggio vengono portati via?
Eppure succede, come ci ha scritto Rosanna da Uscio dopo aver letto quella lettera: “è successo anche a me al cimitero di Chiavari dov’è sepolto il mio unico figlio morto a 14 anni per un tumore al cervello. Rubavano gli angioletti, statuine di coccio, che gli portavo sulla tomba; l’hanno fatto per mesi, fino a quando, esasperata (tra l’altro ero in radio-terapia perchè mi sono ammalata di tumore e quindi vi lascio immaginare in che stato ero), questa storia mi stava uccidendo psicologicamente. Allora ho scritto al Secolo XIX che ha pubblicato un articolo a riguardo; forse adesso ci sono le telecamere e non lo fanno più. Comunque, parlando con tanta gente ho scoperto con raccapriccio che è un fenomeno nazionale! Ciò naturalmente non mi è di nessuna consolazione, secondo me è roba da psichiatri. Bisognerebbe scoprire di che patologia soffrono queste persone abominevoli e cosa vogliono dimostrare con questi gesti cattivi e insensati. Io stessa, con ORRORE, immaginavo la mano che sottraeva gli angioletti (di 1 euro l’uno!) sulla tomba di mio figlio e mi chiedevo cosa se ne facevano. Li vendevano? Se li portavano a casa e li mettevano sulle loro mensole?”.
Domande a cui sarebbe interessante dare risposte, capire con quale coraggio queste persone commettono un gesto tanto ingiusto, e perché. Intanto non perdiamoci di animo e, come suggerisce la nostra lettrice, denunciate tutto ai vigili urbani della zona. Se queste persone si accorgeranno che ci sono denunce e anche controllo, forse (forse) si renderanno conto che quello che lasciano del loro passaggio non è un ‘piccolo furto’ ma un grande dolore che rieccheggia nel mondo. In quello dei vivi e in quello dei morti.
Tratto da CORFOLE! del 11/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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