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attualità
08 Settembre 2011 | in categoria/e attualita
‘Parla coi falchi': Luca, il più giovane falconiere ligure. Segreti e curiosità di quest'arte molto antica ma poco conosciuta. Oltre a vari tipi di falchi possiede diversi uccelli tra cui pappagalli e fagiani
È una vera passione quella di Luca, levantino di 27 anni che esercita l’attività di falconiere, arte nobile, tramandata dai tempi della civiltà egizia. Fu reintrodotta in Italia attorno all’anno 1000 dall’imperatore Federico II di Svevia, autore del trattato considerato ancora oggi “Bibbia” della falconeria, il “De arte venandi com avibus”, suddiviso in libri e in vari argomenti, tra cui le varie tecniche di addestramento, la classificazione dell’avifauna selvatica, varie tipologie di caccia con il falco. Innanzitutto vediamo come già gli antichi si resero conto che era possibile richiamare il falco mostrandogli una preda morta legata a una corda, perché un uomo senza niente in mano non può richiamare un rapace. Il logoro è proprio questo, il richiamo per i rapaci addestrati per la falconeria, e il logoro moderno è costituito da una struttura in cuoio, piena, con la forma di due ali di uccello.
Quando hai scoperto di voler diventare falconiere?
Non ricordo esattamente il momento in cui la falconeria entrò nella mia vita; di certo l’interesse verso la natura e gli animali, in particolar modo i rapaci, è sempre stato molto forte. Uno dei miei primi libri fu “Rapaci” di F. Mezzatesta. All’età di dieci anni ebbi il mio primo rapace: uno Sparviere (AccipiterNisus) a cui seguirono altri.
Quali sono gli strumenti utili?
L’attrezzatura è molto importante e va acquistata ancor prima del rapace stesso. Sono utili e necessari: una falconiera o voliera, ovvero il ricovero dell’animale; il guanto da falconiere; i geti, ovvero strisce di pelle da inserire nell’occhiello dei bracciali legati ai tarsi del rapace, e bracciali in pelle, da legare ai tarsi dell’animale al fine di assicurarlo al guanto o al blocco; il cappuccio, necessario per non stressare il falco durante gli spostamenti; la telemetria, composta da radio-ricevente e radio-trasmittente per rintracciare il rapace in caso di allontanamento dalla visuale; il blocco e la pertica, come posatoio; il logoro, ossia la “finta preda” per il richiamo dell’animale; vari box e trasportini per i trasferimenti; i campanelli per rintracciare il falco nella boscaglia.
Come avviene l’addestramento?
Fondamentale è quello di base, dopo di che è necessario sottoporre il rapace a un addestramento avanzato. Arrivare ad avere un falco che mangia sul pugno e risponde bene ai richiami sia al pugno che al logoro e che vola libero in tutta sicurezza è solo il primo passo verso la vera falconeria. Il falco deve imparare a cacciare e a esprimere le sue performance di volo e di caccia. Molto importante è l’allenamento, la fitness muscolare, che richiede buone conoscenze della fisiologia muscolare e alimentare dei rapaci. Lo scopo principale del falconiere è l’addestramento per uso venatorio e in futuro riproduttivo. Una volta liberati, i rapaci non scappano. Io faccio volare i miei falchi sia nelle riserve di caccia sia nel nostro territorio e li riporto a casa a fine giornata. Poiché in natura ogni rapace possiede, al fine di poter cacciare, un peso ben definito, denominato “peso di volo”, variabile da soggetto a soggetto, compito dell’addestratore è capire quale sia tale peso per il proprio falco, al fine di mantenerlo per evitare il diminuire dello stimolo alla fame e una conseguente diminuzione di risposta da parte del volatile. Per ottenere ciò di fondamentale importanza è il controllo giornaliero del peso al fine di somministrare cibo diversamente calorico per ottenere un abbassamento di peso o per il risultato opposto.
Che tipi di rapaci possiedi?
Personalmente possiedo rapaci sia di alto che di basso volo. I rapaci di alto volo hanno la caratteristica di volare in perlustrazione ad alte quote, sfruttando le correnti termiche ascensionali, per poi attaccare la preda in picchiata, raggiungendo velocità molto elevate. I rapaci di basso volo invece inseguono la preda in volo battuto per poi catturarla nella fase finale dell’azione, con una tecnica di caccia denominata a “cul levè” (volo di inseguimento) cioè lanciando il rapace direttamente dal pugno oppure quando il rapace parte da un altro posatoio (albero o pertica altissima trasportata dal falconiere). Possono essere usati per l’inseguimento diretto dal pugno anche i Falchi, sebbene questa non sia la loro tecnica di caccia ideale, mentre particolarmente adatti a partire dal pugno sono gli Accipiter (Astòre e Sparviere) grazie alle ali corte e tozze che conferiscono loro una accelerazione bruciante. Per Poiane invece, soprattutto l’Harris, è preferibile l’attacco diretto da albero.
Dove si acquistano? Sono costosi?
Si acquistano presso allevatori specializzati dove vengono riprodotti in cattività uccelli predatori di molte specie per la falconeria. Tutti i rapaci autoctoni hanno bisogno di documento C.I.T.E.S. che ne regolamenta il commercio e ovviamente devono essere provvisti di anello inamovibile o microchip. I costi variano da specie a specie..da 200 a 20.000 euro.
Hanno dei nomi i tuoi rapaci?
Soltanto uno e si chiama Isabeau (n.d.r.: riferimento a Ladyhawk? Vedi curiosità film), è una poiana di Harris. Di origine americana, è un rapace molto apprezzato per la sua intelligenza e la sua straordinaria adattabilità. Per questo motivo viene utilizzato dalla caccia vera alla falconeria alternativa, al bird-control, esibizioni al pubblico etc. E’ anche la specie in assoluto più consigliata per i neofiti. L’Astòre e il Falco pellegrino non hanno nomi.
Quali documenti sono necessari?
Fondamentale è il possesso di porto d’armi e licenza di caccia, in quanto il falco è considerato dalla legge quale mezzo consentito al fine dell’abbattimento della fauna selvatica.
Dove tieni i tuoi rapaci? Possiedi altre specie di volatili?
I miei falchi volano e cacciano regolarmente per tutta la stagione venatoria. In estate durante la muta delle penne e piume restano in voliera in modo che non si stressino e facciano una muta tranquilla. Stanno in voliere singole perché non possono convivere specie diverse e a volte anche con membri della stessa specie si possono avere problemi. Inoltre ho due diversi tipi di pappagalli: un amazzone fronte azzurra, un parrocchetto monaco e una colombaia con una decina di colombi viaggiatori che svolazzano sopra casa e qualche selvatico tipo fagiani, quaglie e altri.
Esistono altri falconieri nella tua zona?
Sì, ma rispetto ad altre regioni tipo Toscana, Lombardia e Veneto siamo in minoranza.
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
In qualità di delegato regionale UNCF (Unione Nazionale Cacciatori Falconieri) sto portando avanti il progetto di avere una settoriale tutta nostra come già esiste in molte altre regioni italiane.
CINECURIOSITA’
- Ladyhawke del 1985 con Matthew Broderick, Rutger Hauer e Michelle Pfeiffer. Durante il Medioevo, nel castello d’Aguillon, il piccolo ladro Philippe riesce a fuggire dalle prigioni poco prima della sua esecuzione; rischia di venire nuovamente catturato ma in suo aiuto accorre l’ex capitano Etienne Navarre, vittima di una maledizione scagliata contro di lui e la sua amata, Isabeau d’Anjou, dal malvagio Vescovo che ha fatto un patto col diavolo condannando i due ad una vita infelice, senza la possibilità di incontrarsi: di giorno lei è lo splendido falco che Navarre cura e protegge, di notte lui è un lupo nero, docile solo alle carezze di Isabeau.
- Chiamami aquila, del 1981 con John Belushi: il film richiese più soldi del previsto per realizzare le riprese sulle montagne e in luoghi di difficile accesso. Per riprendere le aquile furono necessari addestratori e un cameraman specializzato.
- Nel 2007 il documentario L'Arte della Falconeria di Antonio Centamore diventa Patrimonio Immateriale dell'Umanità U.N.E.S.C.O.
- Feathered cocaine (cocaina piumata, in riferimento alla lucrosità di questo business criminale). il docufilm, diretto dai registi islandesi Orn Marino Arnarson e Thorkell S. Hardarson, non è solo un'inchiesta su questo tipo di contrabbando, ma è soprattutto la storia di un personaggio unico: Alan Howell Parrot, considerato il più grande falconiere della nostra epoca. Un vero e proprio "pentito": dopo gli anni al servizio dei principi del Golfo, ha consacrato la seconda parte della vita alla salvaguardia di questi uccelli con l'associazione Union for the conservation of raptor, cosa che lo ha portato anche a finire nelle galere di Mongolia e Abu Dhabi.
Cristina Parente
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Tratto da CORFOLE! del 9/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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