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attualità
31 Maggio 2011 | in categoria/e attualita
‘DI PIETRA E DI FILO': Pizzi al tombolo e l'arte dell'ardesia raccontano il territorio e la tradizione, a Rapallo dal 17 al 26 giugno
Esistono vari modi per mantenere vive le tradizioni e le antiche lavorazioni che hanno contrassegnato il territorio nei secoli. C’è chi impara un’arte e si impegna a tramandarla e chi la documenta con le parole o con le immagini. Tutto questo converge nella mostra “di Pietra e di Filo”, organizzata dalla ProLoco Terraemare di Rapallo.
L’esposizione, allestita presso l’antico Castello sul mare, unisce l’ardesia, con sculture e fotografie della sua cavatura e lavorazione, ai pizzi al tombolo, a lungo simboli del territorio, dalle valli alla costa, e dell’economia locale. A celebrare l’oro nero concorrono tanto le sculture curate da Pietro Burzi, docente di lavorazione artistica presso l’Accademia culturale di Rapallo, quanto gli scatti del fotografo chiavarese Luca Cambiaso, ambientati in alcuni laboratori della Fontanabuona e all’interno delle cave Mangini: “L’ardesia è parte del nostro territorio, e io mi sento legato al mio mare e ai miei monti. – commenta Cambiaso - Mi ha sempre affascinato vedere i cavatori all’opera, come riescono a dare vita ad un pezzo di pietra che si anima già all’estrazione. Può diventare qualsiasi cosa, una tegola, un soprammobile, una lastra”. E così il fotografo ha tralasciato per un attimo gli scatti di moda per passare una giornata all’interno di una cava d’estrazione e nei laboratori, cogliendo la poesia di un lavoro tanto duro quanto fondamentale per il sostentamento di intere generazioni di liguri. La sezione dedicata al pizzo al tombolo testimonia anch’essa un passato fatto di passione e sacrifici, stavolta al femminile: “Documenti attestano lo sviluppo di quest’arte già nel ‘500 e a Rapallo, nei censimenti antichi, tutte le donne erano merlettaie – spiega Toribia Garigali, insegnante del corso di pizzo al tombolo del Comune – le bambine venivano iniziate a questa lavorazione da piccolissime, verso i quattro anni, e riuscivano a realizzare ricami davvero elaborati”. Le lavorazioni spaziavano (e spaziano) dai centrini alle tovaglie, dalle borsette alle lenzuola, e costituivano una fonte di reddito considerevole: i pizzi rapallesi infatti, realizzati solitamente in lino bianco o écru, venivano utilizzate nei negozi del posto come merce di scambio per acquistare viveri, ma soprattutto “venivano riposti in valigia e affidati ai mariti, che li andavano a vendere all’estero, dove erano molto richiesti – prosegue Garigali – in altri casi le merlettaie eseguivano disegni specifici su commissione; e poi c’è stata la manifattura Zennaro, che ha dato lavoro a numerose donne dal 1908 fino al ‘68”. Una storia, quella del pizzo al tombolo, troppo importante per essere dimenticata; per questo il Comune ha aperto un corso, che si svolge annualmente da ben 40 anni e che ogni anno accoglie circa 25 persone. Non è un’arte semplice, ma c si può arrivare a ottimi risultati, come testimoniano i lavori delle corsiste esposti nella mostra.
Orari: inaugurazione sabato 17 alle 16. Apertura al pubblico venerdì – sabato - domenica dalle 16 alle 19.
Quando i merletti appassionano i bambini
Anche i bambini (e non solo le bambine) di oggi possono appassionarsi al pizzo al tombolo. Lo sa bene Marina Graglia, dell’Associazione Culturale Bella Nina di Rapallo, costituita nel 2004. Tra i 50 iscritti, figurano infatti anche alcune bambine, dai 7 ai 12 anni. Non solo: in occasione delle varie edizioni dell’Expò Fontanabuona, sono stati diversi i bambini che hanno chiesto di provare quest’arte approfittando dello stand allestito dall’associazione. Tra questi fratello e sorella (nella foto) che “venivano tutti i pomeriggi con altri bambini e hanno imparato il punto di base - racconta Graglia – ed è stato bello vederli tornare anche l’anno dopo e sentirsi dire “Ci siete ancora domani?”. Bambini come questi infatti sono lo scopo dell’associazione, nata “per diffondere l’arte ultra secolare del pizzo al tombolo di Rapallo, ricomponendo la storia dei pizzi per ricomporre quella del lavoro femminile, della sua lingua, e la storia dei soggetti più silenziosi e sconosciuti”. “A tramandare l’arte siamo io e mia mamma Teresa Moroni, tramite la nostra esperienza e i suggerimenti delle merlettaie più anziane” prosegue Graglia, che illustra l’occorrente per realizzare i manufatti: ‘un cuscino, rigorosamente di paglia, dove appoggiare il disegno, i fuselli dove si avvolge il filo per lavorare, gli spilli, il filo di cotone o di lino e la famosa cartina, che è la traccia del merletto da realizzare. Dopo qualche striscetta di base per imparare il punto, tempo un mese si riesce a realizzare un piccolo centrino.’
Francesca Vulpani
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Tratto da CORFOLE! del 5/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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I commenti dei lettori
orsola:
ho visto in tv,dei pizzi di tombolo di portofino, erano d'avvero stupendi,vorrei comprarli ma nn so ki li vende,e come fare x vederli di nuovo proprio quelli......orsola
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