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    attualità

    03 Maggio 2011 | in categoria/e attualita

    BUCCE DI PATATE, PILLOLE DI GUERRA - I tedeschi nei nostri borghi, i bombardamenti su Sestri, le battaglie a Lavagna e Chiavari; poi la liberazione e finalmente la prima festa, il 1° Maggio

    BUCCE DI PATATE, PILLOLE DI GUERRA - I tedeschi nei nostri borghi, i bombardamenti su Sestri, le battaglie a Lavagna e Chiavari; poi la liberazione e finalmente la prima festa, il 1° Maggio

    Cosa hanno provato? Come si presentavano i borghi di Riva, Renà e Sestri? Qual è stato il loro impatto con gli Alleati?
    Troppo spesso i fatti storici del passato diventano occasione di discussione e revisionismo squisitamente politico. La storia è stata e continuerà ad essere scritta da brillanti e documentati studiosi interessati però ad una visione macroscopica, attenta solo a delineare le grandi figure come Mussolini, Hitler, per citarne solo due, i rapporti diplomatici tra Europa ed America. Dimenticano che i milioni di vittime e feriti elencati nei loro libri sono amici o parenti dei nostri nonni, zii, talvolta dei nostri genitori all’epoca bambini. Per questo motivo da qualche anno ha preso sempre più forza il filone di studi che si propone di analizzare le testimonianze scritte e orali della gente comune considerata come vera e propria protagonista e testimone della storia. A tale proposito è stato interessante chiedere a più persone la loro personale percezione legata a quel lontano 25 aprile 1945.
    I tedeschi
    A Riva il soldato tedesco era una presenza quotidiana. I ricordi più toccanti sono quelli che mi hanno raccontato coloro che all’epoca erano fanciulli e per loro i tedeschi erano semplicemente ‘Ragazzi un po’ più grandi che stavano lavorando con i loro carri armati Tigre nei pressi del fiume Petronio sotto il ponte. Noi ragazzi andavamo da loro e chiedevamo un pezzo di pane nero che avevamo imparato a chiamare brot. A volte ci chiedevano in cambio qualche pomodoro o cipolla di cui andavano molto ghiotti e addentavano voracemente». I soldati tedeschi in realtà non stavano lavorando sotto il ponte, stavano posizionando numerose mine, sotto comando della Monterosa, che sarebbero certamente esplose poco prima del 25 aprile all’arrivo degli Alleati se un alpino del posto non si fosse premurato di disinnescarle. I tedeschi erano anche i ragazzi vivaci che alla sera dopo aver alzato un po’ il gomito combinavano marachelle nei bar del paese; festeggiando il Capodanno del ’44 infatti spararono in aria, lasciando tutti a bocca aperta. Talvolta erano i ragazzi dei quali ci s’innamorava follemente senza poter pensare a loro come acerrimi nemici e senza mettere in conto il fatto che un giorno sarebbero dovuti partire…I tedeschi vestivano i panni di violenti soldati armati di mitra che una notte d’inverno, minacciarono una mamma e una figlia terrorizzate uscite dopo il coprifuoco a borgo Renà: «Era già buio ma io e mia mamma eravamo uscite a cercare mio fratello. A un certo punto sentiamo gridare contro di noi così alziamo le mani…Interviene un nostro amico che spiega al tedesco :- Queste sono mia camerata, mia camerata!….Dopo una discussione veniamo accompagnate alla porta di casa con un mitra puntato sulla schiena ».
    25 aprile 1945: l’arrivo degli americani, tra gioia, curiosità e angoscia
    Era una giornata di tempo “buono”, come si usa dire, verso mezzogiorno e trenta si vedono sfilare attraverso via della Libertà (così chiamata per ricordare l’evento) le prime jeep dell’armata americana Buffalo, erano gruppi di ragazzi americani scuri di pelle. Le campane presero a suonare a festa per salutare i nuovi arrivati. Alcune donne, arrivate dai borghi vicini o dalle campagne per assistere all’evento, ricordano il loro spavento dinnanzi ai nuovi arrivati: «A me non mi piacevano per niente, sorridevano sempre. Sono voluta ritornare a casa, mi mettevano un’angoscia addosso…E poi erano stati loro  a bombardare ».
    Lo straniero con gli occhi dei bambini:la cioccolata, il pane bianco e i film
    Diverso il ricordo dei bambini legato più che altro alla golosità e all’aspetto ludico: «Appena arrivati, noi siamo corsi da questi militari e loro ci hanno offerto la cioccolata, e chi la conosceva prima? Avevano anche grandi scatole di cartone con l’uvetta sultanina. Presero posto all’interno dello spogliatoio e della mensa del cantiere. I giorni seguenti si misero a cucinare per i più bisognosi e per la prima volta si vide il pane bianco, tipo pan carrè. Allestirono una zona per il ballo vicino all’odierno bar Lungomare in passeggiata ed un tendone sul quale proiettavano film americani in inglese; noi non capivamo niente! Alcuni giovani giocavano con noi bambini, ci prestavano i loro guantoni da box e noi per finta facevamo a pugni. Il più forte vinceva sempre la cioccolata ». La percezione dello straniero prima il  tedesco ora americano visto da molte persone come il diverso che talvolta spaventa e talvolta incuriosisce, cozza con la concezione dei bambini affascinati sia dal giovane tedesco sia dal mito americano incarnato da questi nuovi eroi, forti e gloriosi sulle loro grandi jeep e generosi  nel donare loro nuove leccornie.
    I caccia bombardieri su Sestri
    Quel primo 25 aprile resta legato nelle memorie anche ad un tragico evento; nella zona della Lapide vicino a Sestri Levante, due caccia americani che controllavano la zona dall’alto, a causa di una falsa segnalazione, mitragliarono un corteo di civili uccidendo una ragazza e i partigiani «Diavolo», «Volpe» e il collaboratore Sturla Gino.
    la dura battaglia tra Cavi e Lavagna
    La memoria  collettiva degli abitanti del Tigullio è senz’altro legata alla dura battaglia avvenuta nei pressi delle Grazie, dove tedeschi e fascisti opposero una dura resistenza e colpirono quattro camionette americane lungo il rettilineo tra Cavi e Lavagna. Gli Alleati, visti gli attacchi incessanti, minacciarono di far intervenire la flotta che si trovava al largo della nostra costa. Fu grazie all’iniziativa di «Virgola» che, insieme agli  altri ragazzi della formazione «Coduri» decisero di intervenire sulle alture tra Chiavari e Zoagli per placare la furia tedesca in modo da evitare il peggio.
    Il 1 maggio: la prima festa e la ‘liberazione’ della spiaggia
    Sei giorni dopo, a distanza di anni, si tornò a festeggiare il primo maggio, festa del lavoro. Quella giornata di festa ritrovata è ancora oggi  molto viva e sentita:  «Il primo maggio del 1945 abbiamo festeggiato tutti insieme a Villa Oleandri dai conti Ratazzi. Fu una grande festa, la prima festa dopo tanti anni. C’era una lotteria dove si potevano vincere prodotti alimentari. Suonava un’orchestra e si ballava e si cantava… » Tra i giovani di allora resta intatta la felicità di ritornare a vivere l’estate al mare, fare il bagno, correre sulla sabbia; una spiaggia così vicina ma così inaccessibile a causa dell’alto muro costruito dai tedeschi tra il ’43 e il ’45 che impediva l’accesso alla gente.

    Maura Bregante
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    Tratto da CORFOLE! del 5/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


    I commenti dei lettori
    Garaventa B. di Uscio:

    ok è giusto ricordare per le generazioni che non erano presenti, la nostra storia fa parte del nostro futuro e del presente.


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