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attualità
05 Aprile 2011 | in categoria/e attualita
L'angolo delle collezioni - la particolare collezione di un chiavarese: santini del territorio e non solo
C’è san Domenico, raffigurato con un cane che porta una torcia, simbolo di fedeltà e ardore; c’è san Rocco, seguito sempre da un cane, ma con in bocca il pane. Santa Lucia, nella mani una coppa degli occhi, paladina della vista; S.Udito, invece, protettore dell’orecchio. E che dire di S. Emidio, protettore dei terremoti, che in mano sostiene e difende le case? Le figure rappresentate nei santini rappresentano un vero e proprio mondo: carte che raccontano una storia, intessuta da fede, simboli e usanze antiche. Rispuntano da vecchi cassetti e libri dimenticati in casa, dalle bancarelle colorate dei mercatini.
E c’è chi, come il chiavarese Diego Bruschi, da anni li colleziona con amore e passione.
Contarli è un’impresa, saranno oltre mille: la maggior parte principalmente di fine 800 e inizio 900, raffigurano Santi, Madonne, Gesù bambini. Per ognuno c’è una storia, un pezzetto di fede da raccontare: “Il santino che mi ha fatto nascere la passione per questa collezione è stato uno appallottolato a una grondaia di pietra nella cappella di Giotto, a Firenze – racconta – Da quel giorno mi è nato il desiderio di raccogliere tutte le immagini disseminate per casa, nelle chiese e nelle soffitte. Da quel segno è nata una ricerca insaziabile.”. Ma i santini non riportano solo una storia: sono nati anche per infondere una grande fiducia e speranza in chi li conserva. “Rispetto ad oggi, un tempo c’era molta cura nei particolari e nei colori di ogni singola immagine: vigeva una grande fantasia e pazienza nel creare i santini, spesso legati da simboli comuni. Oggi basta una foto alla statua, e il santino è fatto”.
Nella bella collezione di Diego spuntano anche i “canivet”, le prime piccole immaginette del 1700 intagliate interamente a mano con temperino (canif) che formava fregi, fogliami e cornici con al centro una miniatura dipinta. Tra i primi santini spuntano anche quelli “vestiti”, realizzati a collage, acquerellati, puntinati. La carta, a volte spessa come il cartoncino, a volte estremamente sottile come velina, carta di riso, carta d’ostia si alternano alla pergamena.
Un patrimonio ricco - artistico, storico, religioso e culturale – che senza dubbio merita di essere protetto. Tantissime le immagini curiose: da quelle donate ai soldati in guerra, con lo sfondo gli aerei che bombardano strade e città a Gesù in varie vesti (in una innaffia i gigli, simbolo dei fedeli, in un’altra scende da una slitta) emergono anche i “luttini”, in ricordo delle persone scomparse. Immagini poi che rievocano “nozze di diamante” non di sposi, ma di preti che celebrano il loro anniversario di sacerdozio o create per l’inaugurazione di un organo, una chiesa o una statua: “Trovare una di queste immagini in mezzo a un vecchio libro o nascosto in un cassetto, non ha prezzo: per chi è appassionato, è un rapportarsi con un mondo che protegge”.
Claudia Sanguineti
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Tratto da CORFOLE! del 4/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
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