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attualita, cultura, storia locale
di Chiara Staderoli | 01 Marzo 2011 | in categoria/e attualita cultura storia locale
Chi l'avrebbe detto: l'Unita' d'Italia passa anche per... l'ora legale. A marzo si spostano gli orologi ed e' curioso scoprire che questa esigenza e' nata per i treni ed e' stata sfruttata come ‘arma' di guerra
Ripercorrere la storia dell’Italia unita attraverso la storia dell’ora legale: questo l’obiettivo della mostra che la “Associazione Culturale il Sestante” organizzerà in primavera a Casarza Ligure, nell’ambito delle manifestazioni ufficiali per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. “L’idea- spiega il presidente dell’associazione, Vincenzo Gaggero - nasce dalla lettura di un articolo pubblicato su “Il Giornale” del 1° luglio 1992 (“E il Re ordinò: sincronizziamo gli orologi”, n.d.r. ), nel quale il giornalista, partendo dalle necessità che condussero il Re Vittorio Emanuele II a fissare un’ora ufficiale valida per tutta l’Italia, racconta come si è arrivati all’attuale concezione dell’ora legale.” Da qui, dalla storia di uno Stato che per arrivare ad un’unificazione piena ha dovuto attraversare mille traversie, nasce l’idea di una mostra che racconti uno, cento, mille aspetti di questa storia: “Siamo in fase organizzativa- conclude Gaggero- tuttavia, abbiamo le idee chiare su ciò che proporremo ai visitatori: dal momento che la storia dell’ora moderna e quella delle ferrovie sono fortemente intrecciate, vorremmo presentare un plastico con la vecchia e la nuova stazione di Sestri Levante, con la strada verso Casarza, assieme ad alcuni convogli ferroviari provenienti da collezioni private, copie di vecchi orari e orologi ferroviari; copie delle gazzette ufficiali che pubblicarono i decreti sull’uniformazione dell’ora, e tante altre chicche.”
QUANDO I TELEGRAMMI PARTIVANO ALE 10 E ARRIVAVANO... ALLE 9.42!
Lo sviluppo della rete ferroviaria su tutto il territorio italiano cresce in maniera esponenziale nella seconda metà dell’Ottocento, facendo emergere un problema che nessuno si era mai posto: le differenze di orario tra una città e l’altra: “All’epoca- spiega Gaggero – si misurava il tempo con la propria meridiana, con notevoli differenze di ora solare da un luogo all’alto, creando notevoli disagi alla circolazione ferroviaria. Basti pensare che i capitreno ricevevano un orologio con il quale regolare partenze e arrivi dei convogli e ad ogni stazione erano costretti a regolare l’orologio, in avanti o indietro, in base allo spostamento del treno”. Lo stesso problema si verificava nei trasporti marittimi e nei servizi postali. Pensate che un telegramma inviato da Venezia alle 10 arrivava a Torino alle 9,42. Per porre rimedio a ed uniformare l’ora in tutta l’Italia unita, Vittorio Emanuele II emanò il 22 Settembre 1866 un regio decreto con il quale disponeva che il servizio ferroviario, quello dei telegrafi e delle poste e dei trasporti marittimi sarebbe stato regolato, per l’Italia continentale, con il tempo medio di Roma, mentre per la Sicilia e la Sardegna si sarebbe adottato il meridiano di Palermo (con una differenza di circa + 3 minuti rispetto Roma) e Cagliari (+ 14 minuti rispetto a Roma).
L’INVENZIONE DEI FUSI ORARI
Nel 1858, Quirico Filopanti propose l’idea dei fusi orari, ipotizzando che la terra potesse essere suddivisa, idealmente, in corrispondenza di 24 meridiani (distanti 15° di longitudine), in 24 spicchi, ad ognuno dei quali avrebbe dovuto corrispondere un orario. Ogni fuso avrebbe dovuto differire da quello successivo di un’ora, mentre avrebbero coinciso i minuti e i secondi. Nell’idea dell’inventore, il primo fuso avrebbe dovuto essere centrato sul meridiano di Roma. In pratica, poi, con il Trattato di Londra, il meridiano 0° andò a coincidere con quello di Greenwich. Tanto più la rete ferroviaria s’infittisce, tanto più gli stati aderiscono al Trattato inglese, quanto più l’ora locale delle meridiane perde il proprio ruolo di ora ufficiale. Nel 1893, con il Re Umberto I, l’Italia unita aderisce al sistema dei fusi e, con un regio decreto del 10 agosto, si stabilisce che il servizio ferroviario italiano sarà regolato a partire dal 1 Novembre secondo il tempo solare medio dell’ Europa Centrale, determinato sulla base del meridiano situato a 15° ad est di Greenwich.
L’ORA LEGALE COME ‘ARMA’ DI GUERRA
Il 3 giugno 1916, un anno dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, entrò in vigore, per la prima volta in Italia, l’ora legale estiva. Curioso è notare come, sulla base delle riflessioni di Benjamin Franklin, il nuovo sistema orario sia stato adottato, durante il conflitto, per economizzare ore di luce, valendogli il nome di “ora di guerra”. L’ora legale estiva rimase in vigore fino al 1920, per poi essere nuovamente adottata nel 1940, allo scoppio del secondo conflitto mondiale. “Durante la Seconda Guerra Mondiale - spiega Gaggero - l’adozione dell’ora legale estiva presentò diverse particolarità: innanzitutto, nei primi anni di scontri, l’ora di guerra rimase in vigore dal 14 giugno 1940 al 2 novembre 1942; in seguito, nel 1944 e nel 1945, l’ora legale estiva ebbe due durate diverse, una per il Regno d’Italia e una per la Repubblica Sociale Italiana, sfalsate di pochi giorni”.Il sistema dell’ora legale estiva rimase in vigore fino al 1948, per poi rientrare in vigore, in maniera definitiva nel 1966.
L’ORA LEGALE AI GIORNI NOSTRI
Sulla base di una risoluzione del Parlamento Europeo del 1978, che invitava il Consiglio e la Commissione della Comunità Economica Europea ad uniformare la legislazione sull’ora legale estiva fra gli Stati membri della comunità, i cambi dell’ora furono stabiliti dalle 2 alle 3 e viceversa. In Italia, l’ora legale estiva attuale – in vigore dall’ultima domenica di marzo, all’ultima di ottobre - è un’ ”invenzione” abbastanza recente, che risale al 1996.
Tratto da CORFOLE! del 3/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata
I commenti dei lettori
pighin:
interessante scoprire come treni, navi e telegrafo abbiano posto in modo inesorabile l'esigenza dell'ora unificata ... prima fare il punto nave doveva davvero essere molto arduo ...
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