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    cultura, edizione cartacea

    01 Febbraio 2011 | in categoria/e cultura edizione cartacea

    PASSIONE ENIGMISTICA A LEVANTE: e' genovese e vive a Leivi il famoso enigmista Enrico Parodi, alias ‘Snoopy' che ci ha rilasciato una ricca - e rara - intervista.

    PASSIONE ENIGMISTICA A LEVANTE: e' genovese e vive a Leivi il famoso enigmista Enrico Parodi, alias ‘Snoopy' che ci ha rilasciato una ricca - e rara - intervista.Enrico Parodi, alias SNOOPY

    Immagino un giovanissimo Enrico Parodi, alias "Snoopy", (in foto a lato) uno dei maggiori protagonisti del rebus moderno, cimentarsi con la risoluzione e la creazione di giochi enigmistici nel verde di Leivi, dove risiede. Me lo vedo appoggiato ad un muretto, immerso nella natura, con la matita d’ordinanza...
    In realtà, Snoopy? Raccontaci qualcosa della tua ‘giovinezza enigmistica’...
    Magari fosse così! Abito a Leivi solo da una decina d’anni dopo molti a Genova; ho trascorso l’infanzia e la prima giovinezza in un’anonima periferia, priva di stimoli e di occasioni culturali.
    Devi ringraziare qualcuno per questa passione o sei un autodidatta?
    In casa circolavano varie riviste popolari, come in molte case del tempo e i miei erano appassionati di giochi: mio padre aveva una vera propensione per i rebus mentre mia madre preferiva i cruciverba. Naturale che tali riviste mi giungessero tra le mani e curioso com’ero, e come sono rimasto, ho cominciato a leggerle, a risolvere qualcosa... Poi, visto che la semplice soluzione non mi soddisfaceva più, il cimento come autore. Ho cominciato verso i quindici anni con la rivista Domenica Quiz che annoverava tra i suoi redattori "Il Troviero" (Mario Musetti). Dopo un periodo di apprendistato, nel quale mi incuriosivano anche le crittografie per il loro meccanismo, lo sprone da lontano del Troviero mi ha fatto entrare nel mondo dell’enigmistica classica. Ad un certo punto è avvenuta la svolta cruciale: ho inviato dei rebus alla Settimana Enigmistica (ricordo che la prima volta non ne fu accettato nessuno) e così ho conosciuto "Briga" (Giancarlo Brighenti) il quale intuì subito che forse dietro quei goffi tentativi c’era del talento. E così, piano piano mi ha insegnato le regole fondamentali del rebus, gli errori in cui non incorrere e tanto altro. O, meglio, tutto.
    Ti ricordi il tuo primo rebus pubblicato da una testata enigmistica?
    Lo ricordo con una certa vergogna. Visto a distanza di decenni, e pur con la benevolenza concessa all’inesperienza, preferisco non...rivelarlo (n.d.r. "Giove N; tube AT = Gioventù beat": decisamente anni ‘60!).
    Ti sei mai dispiaciuto per un rebus non accettato?
    No, se il rebus non è valido te ne accorgi da solo; specie dopo un po’ di esperienza. Tante volte si manda lo stesso, ma non ci può essere rammarico per ciò che vale poco. A volte non ho concordato sui verdetti a concorsi vari: è difficile essere obiettivi nei confronti dei propri lavori. Solo quando si vince non si obietta nulla, e anche questo è umano.
    Il mondo del rebus in questi ultimi decenni si è evoluto. Quale cambiamento ti sembra più evidente?
    E’ necessario fare un accenno alla storia del rebus: è nato, o meglio rinato, dall’innovativa presenza di "Briga" che ha portato una rivoluzione nel settore rendendolo moderno, senza dimenticare che è stato l’ideatore del rebus stereoscopico. Si parla degli anni ‘50 e inevitabilmente bisogna parlare della Settimana Enigmistica. Grazie anche all’oculatezza e alla passione dell’allora direttore e fondatore, Giorgio Sisini, tale genere di gioco ebbe un notevole sviluppo, soprattutto non c’era preclusione a pubblicare esempi difficili. Ora non è più così, le esigenze del mercato hanno prevalso e quindi c’è stato un livellamento al basso, almeno per la difficoltà. Gli anni d’oro sono stati quelli dal 1970 al 1990 con tanti autori di livello eccelso, tutti plasmati dall’amorevole mano di "Briga" (gli allievi della cosidetta "scuola brighiana"). Il rebus è un genere che tira ancora, i cambiamenti sono da vedersi in un abbandono di certe frasi moraleggianti, in un diverso approccio all’idea di partenza, con uno studio più approfondito delle varie azioni, col restare al passo coi tempi. E’ la modernità, nella sua più vasta accezione del termine, che continua a tenerlo in vità: non vengono rifiutate idee azzardate; ci sono tanti giovani che si stanno cimentando con passione e con ottimi risultati.
    Come nasce un rebus di Snoopy? Notando una parola sul quotidiano, cogliendola dalla tv? In viaggio?
    Escludendo la televisione, che non possiedo per scelta, l’idea può fluttuare nell’aria, leggendo, pensando o non pensando, appena svegli, prima di addormentarsi o nel bel mezzo di un sogno: va subito fissata su carta altrimenti vola via per sempre. Il mestiere fa tanto, ma i giochi belli vengono così, di colpo, inattesi.
    Se dico "archibugieri ferisce conte"...? (N.d.r. Si tratta di una delle "chiavi" che compongono uno dei rebus più articolati ed originali della produzione rebussistica di tutti i tempi vedi sopra: Con O scendon EL in DO; lesi NC; erano N dove T è con D a N; N archibugieri ferisce conte NA; C è con V in cimento = Conoscendone l’indole sincera non dovete condannar chi bugie riferisce con tenace convincimento). La mirabile illustrazione, opera della Brighella (moglie di ‘Briga’), rappresenta una scena medievale in un sotterraneo di castello. A parte la frase che riletta adesso dà un certo... affanno, tutto è partito ovviamente dalla chiave "archibugieri ferisce". Un lunghissimo lavoro, durato mesi, ha portato gradatamente, tassello dopo tassello, al risultato finale.
    Carissimo Snoopy, grazie per la tua disponibilità e confidiamo di poterci cimentare ancora a lungo con le tue ‘creature’!
    Grazie per l’ospitalità. Un affettuosissimo saluto a tutti i lettori del "Corfole".
    Claudio Battigelli

    COSE DA REBUSSISTI: IL BUSTONE, L’OPTALIDON E IL MAESTRO
    Snoopy regala ai nostri lettori un ricordo personale di Giancarlo Brighenti, ‘Briga’, padre del rebus moderno; ecco quanto aveva scritto per il libro ‘L’estro e il maestro’ edito dalla Settimana Enigmistica

    "Avrei voluto vedere la faccia di Briga quando gli arrivava sul tavolo quello che definiva "il bustone": l’invio settimanale di rebus (dai 100 ai 200 o anche più) che io, il giovane Enrico Parodi (non ancora Snoopy), travolto dall’entusiasmo e dal mio solito modo di essere eccessivo, sadicamente e irrazionalmente gli propinavo. Avrei voluto vedere il suo sbigottimento e la sua bonaria smorfia, mentre scuoteva la testa, come a dire "questo non è mica normale…". Poi, me lo immagino mentre con pazienza si metteva a controllare il tutto e cominciavano le consuete annotazioni: "no" (un monosillabo sibillino che aveva nel suo codice di giudizio mille significati ma che a me quasi sempre sfuggivano: forse sottintendeva "il gioco non è valido, trova da solo il motivo"), oppure il classico "bello ma irrealizzabile" oltre all’abituale e deludente "già fatto!". La sua memoria era infallibile, nulla gli sfuggiva. Era un data base ante litteram. Di fronte a giochi di valore ma purtroppo non nuovi aveva anche la squisitezza di inviarmi l’illustrazione dell’originale. Poi il bustone di ritorno conteneva immancabilmente un commento "Ora vado a prendermi un Optalidon" o "Mi gira la testa" o "sei peggio di Sartana". Come avrei anche voluto vedere il suo sorriso mentre, tornato a casa, mostrava il pacchetto dei miei giochi alla Brighella con l’espressione di chi pensa "oggi ha colpito ancora…". Ma in cuor suo era contento di aver scoperto in me un irriducibile appassionato della sua arte che ancora oggi lo ricorda con un groppo alla gola: la lezione di vita, ancor prima che di enigmistica, che mi ha dato ha costituito la traccia che da allora ho sempre seguito. Briga era un uomo dalla signorilità unica, un po’ demodé, ma per questo ancora più apprezzabile, un uomo bonario e tollerante, dai modi paterni e sempre concilianti, un uomo realizzato e sereno. Suggeriva e non dettava legge, proponeva e non imponeva, lasciando piena libertà all’iniziativa personale. Ogni tanto, per non dilungarsi in spiegazioni scritte, mi telefonava e mi dava le indicazioni necessarie per fare un gioco tecnicamente corretto (semplici e lineari – com’era lui – ma fondamentali e irrinunciabili, regole che da allora ho sempre rispettato). La sua chiamata per me era un evento esaltante. La sua voce mi risuona ancora nella testa come un filo che mi legherà per sempre a Lui: il caro, grande, indimenticabile Briga."

     

    Tratto da CORFOLE! del 2/2011, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


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