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edizione cartacea, locali, storia locale
di Simone Parma | 20 Giugno 2016 | in categoria/e edizione cartacea locali storia locale
Cosa ci fanno due tram di Milano sulle alture di Rapallo? Storia de "Il Capolinea", locale della movida anni '90
Questo mese il nostro Memorial Ghilarducci ci porta negli anni Novanta, alla scoperta di uno dei locali più incredibili che il levante abbia mai ospitato. Che cosa aveva di così particolare ce lo racconta Patrizia Vian, che insieme al marito Joseph Bonfanti gestirono dal 1990 al Dicembre 1996 "Il Capolinea", un ristorante che dava molto spazio alla musica di nicchia di quel tempo: "L'idea nacque osservando i bistrot di Parigi, dove la musica faceva da connubio al cibo e si realizzò quando trovammo questo posto, sperduto nel bosco sopra a Rapallo, che incredibilmente ospitava due vagoni delle linee 111 e 112 del tram di Milano e un autobus Fiat 411. Erano stati appoggiati direttamente sulle rotaie, molto probabilmente per aggirare la legge che vietava di costruire in quella zona. Fu amore a prima vista e decidemmo di iniziare lì la nostra attività. La sera servivamo la cena e poi tutti aspettavano il momento della musica, il motivo per cui diventammo un riferimento a livello nazionale. Avevamo posizionato la cucina dentro l'autobus e i servizi igienici erano delle semplici botti di legno. Insomma un locale decisamente fuori dagli schemi. Per un po' di tempo ci divertimmo a mettere in giro alcune leggende sui tram, come quella che fossero arrivati direttamente in elicottero da Milano. In realtà furono trasportati con dei camion e tutto il traffico di Rapallo fu bloccato per poterli portare fin lassù".
Le cassettine, i demo e Julian Lennon
In quegli anni Michele Breda si occupava di selezionare le band che si esibivano al Capolinea, “un vero e proprio lavoro perchè ci arrivavano cassettine e demo da tutta Italia. Abbiamo ospitato gruppi da tutto lo stivale, ma sicuramente la più grande soddisfazione fu quella di vedere Julian Lennon (figlio di Jhon) godersi tranquillamente uno dei nostri concerti. Eravamo diventati internazionali".
I mugugni, le regole e la chiusura
"Per gli abitanti il traffico era diventato fastidioso e si iniziò così una campagna denigratoria nei nostri confronti. Avevamo controlli tutte le sere, ma senza conseguenze di nessun tipo. Un sabato sera del dicembre 1996, mentre stavamo servendo la cena si presentarono i Carabinieri e ci ritirano la licenza lì, su due piedi. Il motivo era che il pavimento non era conforme alla normativa e per questo il Capolinea chiuse i battenti per sempre".
I vagoni, il bus, le botti e tutto "Il Capolinea" sono ancora lì e ancora riecheggia l'anima rock, blues e metal che in quegli anni animò le serate di molti ragazzi dell'epoca. Un fascino senza tempo, una storia così incredibile da sembrare impossibile.
I commenti dei lettori
Alberto:
Il padrone assomigliava a Fernandel e mi racconto' che gli faceva da controfigura. A fine anni 80 gli regalai una cagna che avevamo trovato abbandonata, una bellissima Collie che scoprimmo poi incinta. Era un bellissimo posto con tantissimo verde e i tram erano incredibili. Peccato!
Marcella (Mally):
...e giocarci a nascondino...
Michi - chitarra HG:
Alla soglia dei 50 vorrei solo poterci tornare! Ho vissuto li momenti stupendi con gente stupenda...si imparava a respirare libertà..
fulvio:
quante ciucche......
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