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attualità
01 Marzo 2010 | in categoria/e attualita
IL LEVANTE E IL LEGAME CON STINTINO: La scrittrice Annamaria ‘Lilla' Mariotti ci racconta la storia dei migranti del nostro borgo, tra speranze, difficoltà e un colpo di fortuna...
Inizio '700: verso la Sardegna, alla ricerca di una vita migliore
Parlare di Stintino significa passare per Camogli e per l’isola dell’Asinara. Tutto cominciò infatti alla fine del 1700 quando alcuni pescatori di Camogli si recarono sull’isola dell'Asinara. Il motivo non difficile da comprendere: Camogli a quell’epoca era un paese molto povero, tutta l’economia era basata sulla pesca e su quello che oggi chiamiamo “l’indotto”. Quello della pesca non è mai stato un mestiere molto remunerativo e quei pescatori devono aver scelto di trasferirsi in un luogo dove il mare era più generoso e la concorrenza meno forte, portandosi dietro le famiglie a cui dare un avvenire migliore. Era ancora lontano il periodo dei “Mille Bianchi Velieri” che avrebbe portato benessere alla città, con la costruzione dei palazzi e delle ville signorili. Per di più, con l’avvento di Napoleone, i soldati francesi scorrazzavano per la Riviera razziando e depredando e non è escluso che anche il pescato venisse requisito per la mensa dei militari.
Fine '700: dalle capanne alle case
Nel 1770 si ha già notizia di una piccola comunità di “Camollesi” (come vengono definiti nei documenti dell’epoca) residenti a Cala D’Oliva sull’isola dell’Asinara. Col tempo le modeste capanne lasciarono il posto a casette bianche a formare un vero e proprio paese, con tanto di scuola e chiesa. Fu così che i nomi di Schiaffino, Mortola, Assaretti (o Assereto), Denegri, Maggiolo (o Majuolo o Magiolo), Valle, Caravagna, Dellacà (scritto anche Della Chà o Della Cha), tutti chiamati camulleses, cominciarono a risuonare sull’isola. Non c’è da meravigliarsi se troviamo questi nomi storpiati nei documenti dell’epoca: bisogna considerare che a quei tempi molti non sapevano né leggere né scrivere e un nome pronunciato a voce poteva essere trascritto così come veniva recepito.
Fine '800: tutti sfrattati dall'Asinara per costruire il Lazzaretto e la Prigione
Nel 1833 a Cala D’Oliva risiedevano 25 famiglie provenienti da Camogli che, non si sa per quale motivo, erano state esentate dal pagamento di qualsiasi tassa; al 25 giugno1885 le famiglie erano salite a 45 . Tutto era andato bene fino a quella data, quando il Governo decise di costruire a Cala Reale il “primo lazzaretto del Regno d’Italia", una stazione internazionale di quarantena per difendere la Sardegna dalla malattie (sopratutto colera e peste) e una Colonia Penale all’aperto a Cala D’Oliva (quella colonia che dal 1970 fino al 1998, anno della sua chiusura, fu un carcere di massima sicurezza). Tutto era stato ormai deciso e gli abitanti dovevano lasciare l’Asinara entro il 15 Agosto. Si può immaginare cosa provarono gli abitanti al pensiero di dover lasciare tutto dopo che per più di un secolo avevano vissuto su quell’isola. Quando arrivarono i carabinieri per fare eseguire l’ordine di sfratto i pescatori fecero resistenza e le donne si sdraiarono per terra per impedire di essere portati via, ma alla fine dovettero cedere.
La saggezza dei fratelli Murtola salva tutti i camullines: 'la comunione dei 45'
Due facoltosi fratelli sassaresi, Salvatore e Cristoforo Murtola, usavano trascorrere molto tempo all’Asinara, di cui amavano la natura incontaminata. I due, che si ritrovarono a loro volta sfrattati, avevano fatto amicizia con i camulleses e si presero a cuore la loro sorte. Andarono presso le autorità governative di Sassari e più volte a Roma a rivendicare i diritti dei “nativi dell’Asinara”, finché riuscirono ad ottenere che a ogni capo famiglia venisse concesso un indennizzo di 750 lire, invece delle 500 che erano state promesse, e la possibilità di scegliere il luogo dove costruire un nuovo paese che potesse accogliere tutte le 45 famiglie originarie. A questo scopo i tecnici comunali si misero a loro disposizione per predisporre il piano di urbanizzazione. Ancora una volta intervennero i fratelli Murtola i quali consigliarono agli esuli di mettere insieme i soldi avuti dallo stato costituendo un’apposita società – “la comunione dei quarantacinque” - che gestisse l’acquisto di un terreno adatto e seguisse il piano di urbanizzazione. Accettando il consiglio al momento stesso della “deportazione” ogni famiglia affidò a Cristoforo Murtola 200 lire, per un totale di 9000 lire, perché potesse dar vita al progetto di fondare il nuovo borgo. Furono dunque i consigli di questi due fratelli a fare in modo che il denaro non venisse speso in modo sconsiderato. Questo nome, Murtola, sa di ligure, Mortola è un nome comune a Camogli, e non è escluso che in realtà i due fratelli sassaresi fossero proprio di antiche origini liguri. Gli sfrattati dall’Asinara si sistemarono provvisoriamente nei locali della Tonnara Saline ma presto avrebbero dovuto andarsene perché stavano per iniziare i preparativi per la stagione della tonnara.
Si compra un terreno e si divide a sorte: nasce così Stintino
Ancora con l’aiuto di uno dei due fratelli Murtola, le 45 famiglie trovarono un terreno da acquistare dove costruire un nuovo borgo che avrebbe dovuto chiamarsi Cala Savoia. Si trattava di una striscia di terra racchiusa tra due stretti bracci di mare, che venivano chiamate Isthintini (che vuol dire budello in dialetto sassarese). Il comune di Sassari inviò il personale tecnico che tracciò il disegno del nascituro paese, dividendo il terreno in lotti di 400 metri quadrati ciascuno. I primi 45 lotti furono numerati e tirati a sorte tra le 45 famiglie. Era stato creato un piano regolatore della nascente comunità del tutto nuovo, un paese attraversato da strade perpendicolari, diviso in lotti da distribuire a ciascuna famiglia, caso unico di urbanizzazione in quell’epoca non solo nella storia della Sardegna, ma anche di tutto il continente italiano. Il nome del nuovo paese alla fine fu italianizzato da Isthintini in Stintino. Il 22 Agosto del 1885 le 45 famiglie presero possesso del terreno: furono costruiti blocchi di case ad un piano, ognuna con un piccolo cortile in cui trovarono posto i servizi e un piccolo orto che all’inizio, data l’aria di mare e l’asperità del terreno, non produceva molto, ma era quanto bastava per il sostentamento della famiglia. Ai fratelli Murtola, in ringraziamento di quanto avevano fatto per loro, gli Asinaresi donarono due lotti di terreno. Come ricordo della loro permanenza a Cala d’Oliva i pescatori avevano portato con sé la Madonna della Difesa perché li proteggesse ancora e la posero nella piccola chiesa che tutti gli abitanti costruirono in seguito con una pubblica sottoscrizione. La scuola era stata invece sistemata in una delle abitazioni con una maestra per tutte le classi. Il nuovo paese dipendeva dal comune di Sassari e gli abitanti cominciarono presto a lottare per l’indipendenza, ma per poter diventare un comune autonomo dovette aspettare fino al 1988.
Ai giorni nostri: Stintino e Camogli restano unite da questa storia
Ora Stintino è una località turistica molto nota e tutto quello che rimane della tonnara è il Museo "Il ricordo della memoria". Con questo racconto abbiamo voluto ricordare le radici di una comunità che ancora oggi porta nomi Camogliesi, che si vanta delle sue origini e non le vuole scordare come Camogli non può e non deve dimenticare quegli emigranti che lasciarono la loro terra per un viaggio pieno di incognite verso paesi che potevano offrire maggiori possibilità di lavoro un riscatto dalla povertà.
I commenti dei lettori
BENITO:
CIAOOOOOOOOOOOOOOOOO
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