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01 Febbraio 2010 | in categoria/e attualita

IL PIACERE DI USCIRE - Abbazia di Borzone: Il 10 marzo centenario della dichiarazione a Monumento Nazionale

L’inizio dell’anno è ingrato. Pioggia e nevischio battono la sinistra dello Sturla. Per tutto il percorso della Fontanabuona la mia intenzione era quella di raggiungere Chiavari per partecipare ad una riunione alla Società Economica poi, chissà perché, alla rotonda di Carasco mi sono infilato nella valle dello Sturla come se andassi a fare un’amena gita tanto per rompere la routine. Vado avanti per una decina di chilometri brontolando a me stesso. Non piove più, rallento sui quaranta e mi immedesimo in una passeggiata senza meta. La strada è pulita e quasi senza traffico e permette al mio cervello di ricordare quante volte per anni l’avevo percorsa per raggiungere il territorio di Borzonasca. Un cartello mi avverte che sono nei pressi di Mezzanego e mi sovviene che proprio pochi giorni prima, nel corso di una riunione dell’Ufficio di presidenza dell’Accademia dei cultori di storia locale, Barbara ci aveva comunicato che era stato stampato a cura dell’amministrazione comunale, un volume sulla storia del territorio di Mezzanego grazie anche alla sua collaborazione nel testo ma che non la soddisfaceva però nella stampa. Barbara è estremamente precisa e puntigliosa: personalmente la considero il “motorino di ricerca” dell’Accademia. Passo la Rocca e penso di fermarmi nei pressi del palazzo municipale per chiedere una copia del libro: ma no, prima o dopo mi capiterà fra le mani. Continuo il percorso verso Borzonasca. Non sono più io che guido, ho l’impressione che sia la macchina a decidere la meta della mia gita. A sinistra ignoro il bivio di Belpiano che io ho sempre citato con l’antico nome di Porcile. Dopo pochi chilometri mi permetto di dare un’occhiata alla sede della Comunità montana posta sullo Sturla, più avanti, sull3a destra il cimitero e dopo un centinaio di metri sono all’antico Oratorio e imbocco la strada per il Borzone. La strada è un po’ pasticciata e non so se i tre chilometri che portano all’Abbazia siano puliti o meno. Mi fermo sulla piazzola del campo sportivo e mi prendo una decina di minuti per decidere definitivamente dove recarmi. Vado al Borzone? O faccio un po’ di retromarcia e salgo a Prato Sopralacroce? Ambedue sono località che hanno interessato in questi anni gli studiosi dell’Accademia creata nell’aprile del 2001 dalla Società Economica di Chiavari e dalla Provincia di Genova proponendo convegni e seminari di studio di rilevanza anche internazionale che hanno dato risalto a tutta la vallata e che hanno soprattutto dato l’avvio ad un restauro conservativo del complesso abbaziale della chiesa di Sant’Andrea al Borzone: un progetto dell’architetto Bruno Repetto che ha meritato il contributo della Cassa di risparmio delle province lombarde, della Carige e della Provincia di Genova. Progetto che potè aprire il “cantiere” dieci anni or sono e tutti auspicano che si possa ufficialmente inaugurare entro quest’anno aprendo così le porte a quella “Casa di preghiera e di accoglienza” ospitata dal gioiello storico e architettonico della secolare Abbazia di Borzone che proprio il 10 marzo di quest’anno arriverà al centenario della sua dichiarazione di monumento nazionale avvenuta nel 1910. Il ticchettio di qualche goccia sul tetto della macchina mi desta dai miei pensieri. Per quanto pioverà non posso sapere. Faccio manovra e decido di recarmi nel centro del paese di Borzonasca; scelgo il posteggio retrostante il municipio che mi è più familiare poiché poco più di vent’anni fa mi ha dato occasione di mostrare pubblicamente l’abilità dei Balestrieri del Mandraccio di Genova ai quali avevo chiesto un contributo per una serie di manifestazioni culturali: vennero con armi e costumi d’epoca e fu un successo. Non mi chiesero neanche una lira poiché compresero che cercavo di rompere il campanilismo che crea in tanti paesi dell’entroterra una diffidenza dura ad estinguersi tra parrocchie o borghi dello stesso paese. Chi della parrocchia di Borzonasca non andava tanto d’accordo con quelli del Borzone e quelli del Borzone spesso erano in ‘rotta’ con i compaesani di Prato Sopralacroce. Un mondo di ieri!
La pioggia ha smesso di cadere. Esco dalla macchina e mi reco in un bar vicino per bere qualcosa di caldo. Un gruppo di anziani mi riconosce e mi chiedono dell’Abbazia. Dico quel poco che posso dire e assicuro che i lavori saranno presto terminati. Alcuni di loro furono presenti al secondo seminario di studi organizzato dall’Accademia nel maggio 2003 proprio al Borzone, introdotti e chiusi da Tiziano Mannoni e che videro il contributo di studiosi di chiara fama come Valeria Polonio, Mario Chiappe, Osvaldo Garbarino, Italo Pomelli e dello stesso progettista del restauro conservativo Bruno Repetto raccolti poi in un volume curato da Barbara Bernabò e dalla stessa arricchito da una preziosa appendice documentaria. Il volume purtroppo andò in stampa un paio di anni dopo e dato che non sapevo con certezza dove poterlo reperire ho promesso che mi farò carico di procurare alcune copie e lasciarle poi a Borzonasca in quel bar al più presto. Mi sono poi congedato facendo a tutti loro i miei complimenti poiché Borzonasca l’ho trovata più curata e più attenta alla sua immagine anche turistica.
Sono le 14 ma il cielo è scuro come se fosse tarda sera. Questa volta non ho dubbi che strada prendere per tornarmene a casa. Scendo giù verso Carasco, svolto a destra e macino i chilometri risalendo la Fontanabuona. Inizia a piovere a dirotto ma non penso neanche a fermarmi un attimo. Dopotutto anche i lupi solitari desiderano tornare al più presto nella propria tana. Arrivederci Borzonasca!
Eugenio Ghilarducci
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