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01 Dicembre 2009 | in categoria/e attualita

Dal debutto a Chiavari nel ‘98 alle esibizionI in tutto il mondo: i 25 anni del "Gruppo folk Favale O Castello de Ciavai"

il "Gruppo folk Favale O Castello de Ciavai" il giorno del debutto al Teatro Cantero nel 1998

“Ti capisci? Oua maè sò Maria a nu veù ciù andà in te ciann-e… oua a gi-a cun a Muxica sutta au brassu!!” Così, nel 1984 Angiulin della Lascia, un contadino favalese, commentava stupito la decisione di sua sorella Maria di cantare in un vero coro di paese. Non erano i tempi di X-Factor, però la passione per la musica e la voglia di fare qualcosa per il proprio paese e per la propria parrocchia avevano riunito un gruppo di persone, diverse per età e esperienza, per cantare insieme i brani della liturgia ordinaria e alcune canzoni genovesi. Nacque così, l’otto dicembre di quell’anno, dall’iniziativa di Peppino Leonardi e Lodovico Cavagnaro (Ico), con Roberto Giannini e Carlo Ghiddi, la Corale San Vincenzo. Qualche tempo dopo Elio Rossi, Giovanni Carosini, Mino Orbolo e Giuliano Vignolo vennero ad ascoltare le prove di questo gruppo e proposero un gemellaggio con l’associazione “O Castello de Ciavai”.
Così, indossati i costumi della tradizione contadina ligure, e in possesso di un discreto repertorio folk genovese, la corale San Vincenzo diventava il “Gruppo Folk Favale O Castello de Ciavai”. L’emozionato debutto risale all’aprile 1988 presso il Teatro Cantero. Venticinque anni di attività, di canzoni, di prove.
Un quarto di secolo ricco di onori e soddisfazioni, non solo in Liguria e in Italia ma anche all’estero, come cantare nella sede dell’UNESCO a Parigi (2001), nel municipio e al Teatro dell’Opera di Praga (2005); partecipare come unici rappresentanti italiani al festival polacco di Tòrun, città patrimonio UNESCO (1998), ottenere una calorosa standing ovation al festival di Wolfsberg in Austria (2003) da un rigido pubblico esclusivamente austroungarico. Altrettanto emozionanti le tournèe oltreoceano: a San Francisco (1991 e 1992) hanno rappresentato l’Italia alla sfilata in occasione del Columbus Day e sono stati ricevuti nella sede della Bank of America fondata dal compaesano Amedeo Peter Giannini, mentre in Cile (1999) si sono esibiti nel prestigioso Estadio Italiano, luogo di ritrovo di tutti i Liguri di Santiago. In Argentina (1999) hanno fatto commuovere emigranti appartenenti alla più antica associazione italiana, i “Carboneros”, nel quartiere della Boca e in Perù (2006) hanno vissuto una serata di gala indimenticabile al Circolo Italiano di Lima, dove si sono esibiti di fronte al vicepresidente del Perù e ad altre 500 persone di origine ligure e fontanina.
Le soddisfazioni sono state anche “mediatiche” con partecipazioni a programmi locali e anche nazionali come Unomattina e la Domenica del Villaggio. Non ultima, la soddisfazione di incidere tre cd.
“Molti sono i cori incontrati, all’estero come in Italia, con cui abbiamo concluso le serate cantando insieme lo stesso brano; e molte sono le piazze di paese, i sagrati delle chiese, i teatri in cui ci siamo esibiti, trovando come camerini i posti più disparati, dalle sale consiliari ai garage degli organizzatori. In ogni luogo speriamo di aver regalato un sorriso, un momento di allegria; certo ci siamo divertiti a far conoscere la Fontanabuona e le sue tradizioni a grandi e piccini”, così racconta Milena Aste che ha 26 anni, è di rapallo e fa parte del coro da quando ne aveva 9.
E aggiunge “sono cresciuta insieme a questo gruppo, lo ritengo un po’una seconda famiglia”. In effetti ci sono tutte le età, ci sono padri e figlie, mogli e mariti, nonne e nipoti, dottori , commercianti, impiegati, artigiani, studenti e pensionati. C’è chi ha fatto materialmente nascere il coro e continua a tenere duro, come Peppino e Alma, Ico con tutta la famiglia (Lucia, attuale direttrice, Chiara e Davide), Adelina, Maria, Adolfina, Roberto, il mitico presentatore e intrattenitore Carlo. “Alcuni hanno iniziato da piccoli e ora salgono sul palco con i figli - continua Milena - come Roberta, Federica, Sara e Umberto; poi c’è la spumeggiante Andreina che cura i rapporti sociali, c’è la prof. Elda che ripassa sempre attentamente ogni brano, Marta che sta preparando il sito; la vulcanica dottoressa Titti che ha sempre nuove idee e poi Silvia, con il marito Claudio tecnico del suono, i nostri bassi e tenori Fausto, Carlo, Armando, Beppe, Michele, Diego, Mino, i soprani e contralti come Antonella, Agnese, Marisa, Maura, le voci bianche di Alisea, Camilla, Noemi, Serena, la chitarrista Michela e i fisarmonicisti Dino e Fabio. Molte sono le persone che hanno calcato il palco con loro ma per motivi disparati non hanno potuto continuare. “Un ricordo commosso per Maria e Gina, che c’erano quando il coro nacque e ora non ci sono più- prosegue Milena -. Venticinque anni di volontariato, di sacrifici, venticinque anni in cui abbiamo condiviso eventi lieti e superato insieme difficoltà, venticinque anni in cui abbiamo imparato un ampio ed eterogeneo repertorio, non solo folk, ma anche natalizio e di musica sacra “.
Le loro interpretazioni sono state apprezzate anche da grandi della canzone genovese come il Maestro Agostino Dodero che hanno incontrato in più occasioni. Sono sempre alla ricerca di brani dedicati al nostro territorio; ricordiamo “A vallà di Fontanin” del Maestro Dino Torti, “A nostra Favale” composto dalla Maestra Rosa Petriccioli e “Fontannabunna”, antico inno alla vallata strappato all’oblio grazie a uno sforzo condiviso con il Sindaco di Orero; per questo brano hanno ricevuto il premio “Cultura 2008” dalla Comunità Montana Fontanabuona. Inoltre con l’intento di allargare l’offerta musicale hanno inserito nel repertorio canzoni dei Sciallin, meglio conosciuti come i Cereghino, noti cantastorie di Favale. Importante è stato, in questi anni, il ruolo degli amministratori del Comune di Favale di Malvaro, dai Sindaci Andrea Demartini e Raffaella De Benedetti all’attuale Sindaco Giovanni Boitano, che hanno sempre dato un concreto sostegno; da quest’anno anche una nuova Sede nella Casa Dipinta di Favale. “Venticinque anni di musica sotto al braccio, come diceva Angiulin; ma soprattutto musica vicino al cuore - conclude Milena-. Lo zoccolo duro del coro resta, ma serve nuova linfa, nuove voci che credano nella magia della musica, delle tradizioni, dello stare insieme, per riuscire a percorrere insieme altri anni di storia.”
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