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01 Settembre 2009 | in categoria/e attualita

E' di Carasco l'unico italiano della storia ad aver vinto la regata più dura e importante del mondo

Franco “Ciccio” Manzoli è l’unico italiano nella storia ad avere vinto la Original Singlehanded Trans Atlantic Race, più nota come Ostar. Si tratta della regata transatlantica in solitario più famosa del mondo: da Plymouth (Inghilterra) a Newport (Stati Uniti d’America) per un totale di 2.800 miglia con venti prevalentemente contrari alla rotta ottimale, e passaggio nella zona dei banchi di Terranova, fra nebbia e iceberg. Ciccio Manzoli l’ha vinta nel 2005, a bordo del trimarano Cotonella e ha scritto il suo nome nella storia della vela mondiale.
Se questa disciplina rivestisse la stessa importanza del calcio, si potrebbe dire che sia il Gianni Rivera oppure lo Zlatan Ibrahimovic della vela. Eppure il successo non ha cambiato la sua vita e, quando non è bordo di una barca a vela, è nel suo cantiere navale di Carasco.
Manzoli ha infatti l’orgoglio di essere al contempo progettista, costruttore e skipper del trimarano Cotonella, il cui varo è avvenuto nel 2003 ed è stato seguito da stagioni di regate, con numerose vittorie e record. Nato a Milano nel 1956 si definisce un . Tesserato per il Circolo Nautico Rapallo, ha vinto tutto quello che si poteva vincere in barca a vela: dai dinghy alla Giraglia, e ancora la Corsica per Due in catamarano, regata della quale detiene ancora il record assoluto: 58 ore.
Recentemente ha scritto un’altra importante pagina della sua gloriosa, anche se poco celebrata, carriera: è arrivato al secondo posto della Rolex Fastnet Race 2009, a bordo di Telecom Italia, con il “big” Giovanni Soldini, Pietro D’Alì e Corrado Rossignoli. La regata consisteva in 608 miglia da Cowes (Isola di Wight) a Plymouth, passando per Fastnet Rock.
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è il grande successo nella Ostar a contraddistinguere Manzoli da un qualsiasi altro velista anche da chi è più “famoso” di lui. Vincere questa gara significa sfidare a tu per tu l’Oceano, navigare per giorni senza vedere la terra, senza mangiare un pasto caldo e, talvolta, anche senza dormire. E la tecnologia, nel mezzo dell’Atlantico, serve solo per scaricare carte meteorologiche per “indovinare” la rotta giusta.
. Insomma, anche in mare occorre stare sempre ‘con i piedi per terra.
G.I.
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