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    letture

    01 Gennaio 2008 | in categoria/e letture

    I RAVIOLI PERDUTI: un'americana ritrova per caso le sue radici fontanine e la storia diventa un bestseller

    Laura Schenone: la scrittrice americana che non sapeva di essere fontanina L’email di una lettrice di Lumarzo le fa scoprire le sue radici: dall’esperienza nasce il libro Lost Ravioli, diventato un best seller
    I RAVIOLI PERDUTI: un'americana ritrova per caso le sue radici fontanine e la storia diventa un bestseller

    E’ incredibile come avvengano le cose nella vita. Magari vai in libreria, vedi un libro e non ti puoi neanche immaginare per quali casi fortuiti sia stato pubblicato. Laura Schenone ha scritto il suo ultimo best seller (non ancora uscito in Italia) grazie alla mail di Marialuisa Schenone, una signora di Lumarzo che un bel giorno navigando in Internet si è imbattuta nel sito di questa scrittrice americana. Incuriosita dal cognome tipicamente fontanino le ha scritto che probabilmente doveva essere originaria di Lumarzo, patria dei Schenone. Inizia una fitta corrispondenza ed ecco che la distanza tra Montclair (New Jersey) e il paesino genovese viene cancellata, le origini ripristinate, mandando tutti i tasselli al loro posto. Laura, che non parla una parola di italiano, inizia a raccontare dei bisnonni, Salvatore Schenone e Adalgisa, emigrati come tanti a inizio 900 per cercare fortuna in America. Riaffiorano ricordi dell’infanzia, come “una cosa da mangiare che si chiama berodi”... che la bisnonna era di Recofix o qualcosa del genere e che il bisnonno lavorava “in the stones”, nelle pietre. Marialuisa le spiega che probabilmente Adalgisa era di Recco e che Salvatore lavorava nell’ardesia, due elementi che non possono che rafforzare l’idea sulle origini. La gioia di Laura, che guarda caso di professione scrive di gastronomia, è immensa e viene in Liguria per riscoprire le sue radici. Marialuisa la porta a visitare i nostri paesi, in un tour tra costa ed entroterra. Alle meraviglie del territorio non potevano non affiancarsi quelle della cucina e la scrittrice inizia la sua esplorazione nelle tradizioni ligure, mettendo letteralmente “le mani in pasta”. Si appassiona – e come darle torto! - ai ravioli fatti in casa, da cui prende il titolo del libro, Lostravioli. Ed ecco le giornate trascorse nella cucina di Giuseppina Giuffra, mamma di Marialuisa, che trasmette con tutta la genuina semplicità dei suoi novant’anni le ricette e i segreti dell’arte della pasta fatta in casa. >Da qui prosegue la scoperta dei nostri piatti tradizionali, dei salumi e formaggi, e in questo senso moltissime sono le persone di queste zone citate nel libro. Ma è in luogo particolare di Lumarzo che per la prima volta Laura avverte, fortissimo, il suo legame con questa terra: nel piccolo, raccolto, luogo dove riposano i suoi avi. Vedere quella distesa immota di Schenone la catapulta in una dimensione inedita, dove ci sono parenti mai conosciuti, amici e conoscenti della sua famiglia di origine, persone che avevano condiviso la vita con i suoi bisnonni. Un momento di struggente consapevolezza, che l’ha legata per sempre al piccolo paesino di quell’angolo d’Italia, da dove in epoche che sembrano lontane anni luce, la sua famiglia è partita per costruirsi un futuro migliore. Arriva il giorno della partenza e a Laura viene concesso un finale a sorpresa: al passaggio delle sue valige all’aeroporto viene bloccata dalla polizia. I raggi infrarossi hanno evidenziato qualcosa di anomalo e pericoloso. Da una valigia viene quindi estratta la presunta arma: il mattarello, quello con le formine per fare i ravioli (vedi foto). Lei spiega che si tratta di un tipico attrezzo da cucina, ma nessuno lo riconosce. Vengono quindi chiamate le poliziotte, che in quanto donne dovrebbero riconoscerlo. Ma ahilei (e ahinoi!), nessuno sa cosa sia quello strano oggetto e solo dopo diverse peripezie riesce a salire sul suo aereo. Tra le altre cose, si sarà portata a casa la nostra pazzesca capacità di apprezzare tutto quello che è straniero a discapito di ciò che ci appartiene.  Nel gennaio scorso è tornata qui per scrivere un articolo sul pandolce per una nota rivista americana e negli USA ha una cugina che si chiama Adele Bacigalupo, che non sa nulla delle sue origini... Le aspettiamo. align="right">Michela de Rosa

    Fonte: "The lost ravioli recipes of hoboken - A search for food and family di Laura Schenone - W W Norton New York - London © Riproduzione vietata


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    I commenti dei lettori
    Ruan:

    Tema importante il mio corpo l'ho scrtpoeo negli anni e gli voglio sempre pi bene. Nutrirlo bene e tenerlo in movimento prima di tutto un atto d'amore verso me stessa, che mi fa stare bene. Ma questo, tutto sommato, esperienza comune a molti anche a chi magari ci arrivato per moda.Da settembre mi dedico ad attivit come il tai chi e lo yoga. E ho scrtpoeo molte cose nuove, tra cui l'importanza e l'utilit della respirazione ma anche tanto altro.Il sesso: altra cosa che ho scrtpoeo negli anni e molto negli ultimi anni Come funziono nel sesso l'ho scrtpoeo grazie ad alcuni degli ultimi amanti che ho avuto. Esaltante! Prima avevo un'idea del sesso come di qualcosa legato per forza all'amore. Idea inculcata dalla famiglia e da un certo ambiente devo dire che negli anni ho cambiato idea. O meglio: si pu fare sesso anche non all'interno di una storia d'amore, eppure, anche in quesi casi, pu essere uno straordinario atto d'amore. Col piacere di goderne e far godere l'altro, di spogliarsi, di donarsi certe sensazioni, di fidarsi e di lasciarsi andare, di affidarsi, della reciprocit . Azzardo: ho scrtpoeo cosa vuole dire fare sesso con amore con uomini con cui non avevo una storia d'amore, ma di amicizia. Prima, all'interno di storie d'amore, non ne avevo mai goduto cos liberamente e intensamente. Solo adesso credo che all'interno di una storia d'amore potrei fare davvero l'amore. Certo, nel frattempo sono maturate anche altre cose. Ma sicuramente maturato il senso del mio corpo e del piacere sessuale. Sar anche questione d'et , di maggiore consapevolezza non lo so, per amo il mio corpo, che posso far stare cos bene. E dal cui piacere deriva tanto piacere mentale. Gustando il sapore del cibo, godendo nel muoverlo, calmandolo con la respirazione oggi molto pi di un tempo colgo soprattutto il legame tra mente e corpo, che una volta erano pi scollegati Queste sono le prime riflessioni che mi vengono in mente.A proposito di quel che scrivi dell'essere troppo sicuri di s un paio di giorni fa un'amica mi ha redarguita sul mio attuale stato di soddisfazione e la sicurezza con cui ho fatto certe scelte. Mi ha dato fastidio, perch credo che ci sia anche un momento in cui ci si siede soddisfatti di s , senza pensare sempre alla strada ancora da fare e a quanto ci si pu migliorare. Lo so che non sono perfetta, ma sono contenta di me, sicura delle mie scelte perch non dovrei gioirne?Allo stesso modo, e al contrario di lei, sono contenta del mio corpo imperfetto, con quei 3 kili in pi che ho e tanti altri piccoli difetti. Mi considero una bella ragazza. Ci non siginifica che poi io non cerchi di tenermi in forma, anzi lo faccio forse pi di lei, che sfoga la frustrazione nel cibo ed molto pigra, non fa sport, mangia male, non si cura e poi rimedia con strati di make up, tinture, push up e altro, senza togliere questo di pi nemmeno la notte. Credo ci sia modo e modo di rendersi attraente. Io sono sempre stata per le scelte naturali, ma soprattutto credo che attraente sia un corpo che funziona, che sta bene con s stesso, che non si nasconde, che ama. E questo pu essere anche ad un'et avanzata. Insomma, credo che la vera cura del corpo sia un'altra e me ne sono sempre infischiata di certe osservazioni delle amiche, del tipo che "non mi valorizzo", perch non mi trucco.Per cui, che dire, mi trovi pi che mai d'accordo. Per me volere bene al mio corpo il piacere di averlo e usarlo, per le belle sensazioni che tutto questo ti d . E che, nel caso del sesso come delle carezze, pu dare anche agli altri.Come ho scritto nella domanda a tema "comunicazione", io sono molto "corporea" nel comunicare affetto e amore. Forse perch piace tanto a me


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