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attualità
01 Giugno 2009 | in categoria/e attualita
Elio Mangini: quegli occhi azzurri capaci di illuminare il buio delle cave
Il sentito ricordo dell'imprenditore ardesiaco recentemente scomparso
Voglio scrivere queste righe con il sorriso, perché al pensiero di Aurelio Mangini, per tutti Elio, ritrovo immediatamente la carica di simpatia che mi ha conquistata e che andava a stemperare quell’apparenza coriacea, tipicamente fontanina. Ci incontravamo quasi sempre per caso ma ogni volta diventava occasione per fare compagnia, come all’Expo’ Fontanabuona, dove capitava spesso che ci incrociassimo nell’ora di cena e lui e la moglie Ivana ci invitavano a condividere quel momento di convivialità con loro.
Il 10 aprile Elio ha lasciato la vita terrena. Ora, dopo aver lasciato la famiglia vivere il momento con il dovuto rispetto, sentivamo doveroso ricordarlo, come imprenditore di punta della Fontanabuona e come uomo. Il suo destino è stato segnato dall’ardesia, di cui il nonno aveva una cava e dove inizia a lavorare giovanissimo. Negli anni 50, allora quindicenne, Elio insieme al padre percorreva un piccolo sentiero tra i boschi, illuminato dalla sua piccola lampada ad acetilene per raggiungere la cava situata nelle viscere del Monte Balano vicino a Verzi (Comune di Lorsica, Val Fontanabuona), dove vi trascorreva l’intera giornata, fermando il suo piccone solo per aprire il piccolo contenitore detto “gavetta“ e fermarsi a consumare il pasto preparato dalla madre.
A soli diciassette anni una carica di dinamite gli esplode tra le mani, bruciandogli il busto, il volto e lasciando ferite che gli lasceranno impresso sulla pelle quel momento atroce.
Arrivano gli anni 60, il matrimonio e poi le due figlie. Non avere maschi a cui lasciare le redini dell’impresa per la mentalità arretrata del tempo era quasi una disgrazia, tanto che alla famiglia arrivavano previsioni di un’imminente e inarrestabile rovina. Che quelle parole erano dettate solo dall’ignoranza del tempo e forse da una punta di cattiveria, lo testimonia oggi la prosperità dell’azienda, l’Ardesia Mangini, che proprio nelle figlie Angela e Donatella ha trovato una nuova chiave per il successo, grazie proprio alle qualità tutte femminili come creatività, gusto e tenacia. Certo, non è stato facile prendere le redini, oltre dieci anni fa, quando Elio volle cedere alle figlie tutto quello che aveva costruito, lasciando loro la più assoluta libertà di azione e decisione. Senza però fare mancare il suo appoggio e i suoi preziosi consigli ogniqualvolta si rivolgevano a lui. Perché il suolo di padre e poi quello di nonno erano quelli che gli davano più soddisfazione.
“Ad ogni nascita - ci racconta Angela - piantava un albero, così sia io che mia sorella Donatella ne abbiamo uno che cresce con noi; poi per i nipoti, Mariasole e Leonardo, per la felicità ha piantato un intero frutteto ciascuno, con il cuore colmo di gioia nel sapere che avrebbe lasciato quei frutti tutti per loro”. Era così Elio, un entusiasta, un lavoratore e un compagno di viaggi gioioso, che ha accompagnato le figlie nella loro conquista dei Paesi esteri, con fiere che lo hanno portato a Mosca, a Dubai, in Brasile, in Norvegia e in tanti altri posti.”Bastava dirgli ‘ci sarebbe da andare in quel Paese - ci confida Donatella - e lui subito pronto ‘dai, quando si parte’?” Ciao Elio, ti salutiamo tutti con un sorriso.
Michela De Rosa
VERSIONE CARTACEA: PAG. 14 scaricabile in PDF dalla Home Page
I commenti dei lettori

MArio:
ciao Elio
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