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    attualità

    01 Marzo 2009 | in categoria/e attualita

    Antichi rimedi tra riti, preghiere e intrugli di erbe - I ragazzi riscoprono i trucchi dei nonni per combattere i mali di stagione

    Antichi rimedi tra riti, preghiere e intrugli di erbe - I ragazzi riscoprono i trucchi dei nonni per combattere i mali di stagione

    Questi due testi sono stati scritti da due allievi della scuola "A.P.Giannini" di Cicagna Sono trattati in modo fresco e piacevole nonostante la giovane età degli autori (12 anni) e penso che saranno apprezzati da voi lettori come un interessante flashback sul passato.
    CHI curava TUTTO CON LE PREGHIERE...
    di Gabriele Burrofato, II E
    Il nonno ricorda la sua mamma quando era giovane che curava le persone malate di fuoco di Sant’Antonio perché aveva imparato dai suoi vecchi come si faceva. Si metteva vicino a una stufa a legna con il fuoco acceso, si faceva il segno della croce e diceva per tre volte, soffiando nella ferita e poi nel fuoco acceso: “Fuoco non salire che ti conosco che dalle pietre esci e col vento ti spengo”. Per altre tre volte sputava sulla ferita e poi sul fuoco e questa volta diceva “Fuoco non salire che ti conosco che dalle pietre esci e con l’acqua ti spengo” e poi si rifaceva il segno della croce. Questo per tre giorni. La bisnonna una volta, per curare la mamma che aveva mal di stomaco, si era fatta il segno della croce e aveva preso il grembiule della cucina e per tre volte lo misurava dal gomito fino alla punta del dito medio mentre la mamma si teneva la fettuccia del grembiule alla bocca dello stomaco, dove le faceva male. Intanto la bisnonna misurava tre volte per tre volte, poi la mamma si passava le braccia strette strette sopra la testa e lo stomaco tornava a posto. Quando uno prendeva una storta, li pestava lardo e prezzemolo fini fini, appoggiava il trito sul piede e lo fasciava con una benda e dopo qualche giorno di fasciatura si guariva. Quando qualcuno aveva mal di testa o la febbre alta, la nonna tagliava a fette le patate, le appoggiava sulla fronte, prendeva un pezzo di carta straccia e lo legava sulla testa per fare abbassare la febbre. Quando si prendeva una spina di rovo in un dito si metteva il dito in acqua e sale bollente così che la spina usciva assieme al pus. Questi sono i ricordi che ha il nonno riguardo ai metodi di cura usati dai contadini sessant’anni fa e più. Non c’erano medicine e perciò si usavano metodi naturali tramandati di generazione in generazione. Oggi per guarire un mal di testa basta una semplice pastiglia, ma i nostri nonni e bisnonni erano capaci benissimo di curarsi da soli con l’aiuto di quello che offriva la natura.
    ...E CHI RICORREVA ALLE ERBE OFFICINALI
    di Andrea Gatto, II E
    Ho chiesto a mio nonno Vittorio di indicarmi i metodi di cura nel passato. Questo è il resoconto della nostra ricerca. Per curare le malattie si usavano soprattutto le erbe che contadini conoscevano bene e l’adoperavano facendo decotti, tisane o usandole cotte o crude nelle varie necessità. I fiori di sambuco, essiccati all’ombra in estate, venivano usati bolliti nel latte e farina si facevano impacchi contro il mal di denti. Come diuretico e depuratore del sangue si usava la gramigna e la bardana. Una delle piante più usate nei tempi antichi era sicuramente la malva contro le malattie infiammatorie come le irritazioni del tubo digerente, degli organi urinari e delle vie respiratorie. Le foglie del rovo essiccate bollite nell’acqua si usavano nelle diarree e nelle infiammazioni della bocca. Grande importanza avevano le foglie di ortica con proprietà molteplici: contro la diarrea, il diabete, il colesterolo, il reumatismo, l’artrite. Grande attenzione si aveva per i parassiti intestinali, specie nei bambini. Venivano combattuti con l’aglio, conosciuto già 30 secoli a.C. Contro il raffreddore e l’influenza si facevano i fumenti, cioè si bruciava in una bacinella una pianta chiamata elicriso e anche il timo, si aspirava il fumo sotto un asciugamano. Si facevano decotti con alloro e fiori di tiglio, aggiungendo fori di biancospino ritenuti tonici cardiaci. La polmonaria era espettorante, emolliente dei catarri e curava bronchiti. Quando necessitava curare i foruncoli si usava fare impacchi di foglie di rimiscia cotte nella brace, oleate e poste calde sulla parte. Il lattice di colore arancione della celidonia veniva usato per distruggere porri e verruche. Altri metodi venivano usati in certe circostanze, per esempio si usava mettere gli escrementi caldi delle mucche sulle ferite e pare fossero efficaci, forse proprio perché contenevano le proprietà di tante erbe digerite.


     


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