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01 Marzo 2009 | in categoria/e attualita

Grandi e piccole imprese, due pesi e due misure: la disparità di tutele genera gravi conseguenze

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

In favore delle grandi imprese in crisi è stata varata da tempo una procedura che ha come finalità il mantenimentodell’attività dell’impresa in dissesto e la tutela dei valori tecnici, commerciali ed occupazionali. La procedura non viene classificata tra quelle concorsuali, ancorché lo stato di insolvenza venga accertato dal Tribunale fallimentare, il quale nomina il Giudice Delegato ed il commissario giudiziale, provvedendo altresì in merito alla gestione dell’impresa, che può essere affidata al commissario giudiziale oppure lasciata all’imprenditore. Scopo della norma, come detto è di salvare le potenzialità produttive ed occupazionali una volta accertata, beninteso, la possibilità del recupero dell’impresa. Uno tra i più benefici effetti della procedura sta nel congelamento dei debiti sociali per un biennio. In altri termini, i creditori della grande impresa non potranno riscuotere i loro crediti per almeno un biennio dalla data di effetto della procedura in argomento.Vediamo ora il rovescio della medaglia. Tra i creditori della grande impresa in crisi vi possono essere altre imprese di varie dimensioni. Se esse sono “piccole”, ad esempio con un numero di dipendenti inferiore ai cinquanta, non possono beneficiare di alcun “paracadute” ed in caso di difficoltà finanziarie sono sottoposte in pieno alle procedure concorsuali (fallimento ecc.). Si arriva così all’assurdo che per salvare, poniamo, gli ottocento dipendenti della grande impresa in crisi, se ne perdono duemila, costituiti dalla sommatoria delle piccole costrette a fallire perché pressate dalle richieste di fornitori, di banche ecc. ed impossibilitate per legge ad incassare i loro crediti. Con questo non si vuol dire che il provvedimento in favore delle grandi imprese in crisi non sia opportuno, ma lascia scoperta –a parere di chi scrive- una grande quantità di soggetti economici probabilmente sani, ma assolutamente indifesi, ai quali ben si potrebbe riservare il trattamento di favore di congelamento dei debiti già concesso ai loro debitori. Non abbiamo scoperto l’acqua calda. Né vogliamo cadere nella facile demagogia di chi promette tutto a tutti. Però in un momento come quello che stiamo vivendo appare opportuno prendere in considerazione le necessità della miriade di piccole imprese fornitrici delle grandi e concedere loro una ciambella di salvataggio. Si potrebbe subordinare il beneficio, ad esempio, alla condizione che i crediti raggiungano una certa percentuale prefissata del fatturato totale. La proposta, se attuata, sarebbe a costo zero per l’Erario col vantaggio della salvaguardia di un grande numero di posti di lavoro. Scusate se è poco.
Paolo Bertuccio, Segretario PRI Regione Liguria

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