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attualità
01 Marzo 2009 | in categoria/e attualita
Rapallo, 9-11 marzo: per la rassegna "Mondo Simenon", proiezioni film della serie "Le inchieste del Commissario Maigret"
Si apre lunedì prossimo la nuova fase dell’articolata rassegna “Mondo Simenon”. Dopo l’apertura della mostra realizzata con il materiale del collezionista Romolo Ansaldi (visitabile a Villa Durazzo sino al 5 aprile) ed i tre concerti dal titolo “Douce France”, prendono infatti avvio le proiezioni cinematografiche dedicate al glorioso commissario Maigret della televisione italiana, unite nel titolo “Le inchieste del commissario Maigret”.
La prima delle due retrospettive è in programma a Rapallo, nell’Auditorium delle Clarisse, articolata in tre serate, da lunedì 9 a mercoledì 11 marzo, sempre con inizio alle ore 21. In questa occasione, verrà riproposto lo sceneggiato “L'affare Picpus”, tratto dal romanzo Signé Picpus (1944), e trasmesso dalla Rai il 10, 15 e 17 gennaio 1965 per la regia di Mario Landi. Accanto all’indimenticabile Gino Cervi,compaiono, tra gli interpreti, Andreina Pagnani, Oreste Lionello, Sergio Tofano, Evi Maltagliati. L’ingresso alla proiezione è libero, come per gli altri eventi della rassegna, organizzata dal Sistema Turistico Locale “Terre di Portofino”.
Di seguito, la presentazione di Ferruccio Giromini, direttore artistico della rassegna:
“Chiunque in Italia abbia vissuto gli anni Sessanta ricorda immancabilmente le serate trascorse in famiglia davanti al televisore per seguire le inchieste del commissario Maigret interpretate dal grande Gino Cervi. A quei tempi, in cui il canale televisivo “Nazionale” era in minima concorrenza solo con il neonato “Secondo”, senza alternative, le trasmissioni più importanti le vedevano proprio tutti, dalle Alpi alla Sicilia, e diventavano momenti unificanti di cultura nazional-popolare. Così Gino Cervi divenne ancor più familiare agli italiani di quando interpretava al cinema il Peppone di Guareschi con Fernandel; così l’intuitivo e intelligente Maigret divenne l’investigatore per eccellenza; così il nome di Georges Simenon si radicò nell’immaginario collettivo di una intera nazione che non era la sua; così il successo straordinario di quel trinomio vincente può durare tranquillamente fino ad oggi.
Recuperare adesso, a quarant’anni di distanza, la visione di quegli sceneggiati può essere un’esperienza intensa, per quanto straniante. Al di là della disabitudine al bianco e nero, facilmente superabile fin dal primo momento, ciò che soprattutto colpisce e stupisce è la metodica lentezza con cui l’azione viene portata avanti, tra mille sbuffi di pipa e di sigaretta. Sembra quasi che la narrazione si svolga in tempo reale, con tutte le esitazioni senza esito di un comportamento realistico e con tutti i lunghi silenzi del caso.Ma, dopo le prime reazioni di sorpresa e quasi di rifiuto, a poco a poco tale lentezza si trasforma da ipotetico difetto in una inattesa sensazione di confidenza con i personaggi e di compenetrazione con lo svolgersi degli avvenimenti. Piano piano, appunto, dandoci tempo, entriamo anche noi direttamente nella storia, guardandoci attorno con più attenzione, interrogandoci e ragionando insieme con chi investiga, apprezzando anche le sfumature dei comportamenti dei vari personaggi, che ancora non sappiamo quanto positivi o quanto negativi possano essere. E la sospensione della puntata, con i suoi interrogativi, è un gusto in più. In tal senso, la visione dei lunghi e dettagliati sceneggiati televisivi che il regista Mario Landi traeva dai romanzi di Simenon diviene a sorpresa un’operazione più “letteraria” di quanto non sembri a prima vista. Accanto alle indiscusse qualità registiche di Landi, che si notano non solo nella direzione degli attori ma anche nell’organizzazione articolata e misuratissima delle sequenze (e degli ammirevoli piani-sequenza), infatti, in quei ritmi rilassati di racconto possiamo valutare le sottigliezze della scrittura simenoniana che sta a monte della sceneggiatura, e anzi disponiamo dell’agio necessario per apprezzarli”.
Questa, invece, è la presentazione di “L’affare Picpus” che era stata pubblicata sul “Radiocorriere” del 10 gennaio 1965, firmata da Paolo Valmarana:
“Parigi, agosto. Il commissario Maigret è in lotta con il caldo. E davvero vorrebbe che quel caldo si potesse combattere lontano dalle preoccupazioni, standosene tranquillo in poltrona e chiedendo soccorso e conforto a gran bicchieroni di birra gelata. Così, quando il fido Lucas gli annuncia che un uomo vuole essere assolutamente ricevuto (“questione di vita o di morte”) Maigret, che già si accingeva ad andarsene a colazione, sbuffa anche più del solito. Il visitatore, che si chiama Mascouvin, ha l'aria emozionata e sconvolta: è un ometto di una quarantina d'anni, vestito modestamente e mezzo tremante. Il suo racconto è bizzarro e misterioso. Riferisce di avere abbandonato, per debiti di gioco contratti con una certa “contessa”, la strada dell'onestà e di aver sottratto un biglietto da mille franchi dalla cassa del suo ufficio, un'agenzia immobiliare. Quell'indebita appropriazione non dava requie al povero Mascouvin e allora egli era entrato in un caffè, deciso a scrivere una lettera al suo principale per spiegare l'accaduto. Ma dinanzi al foglio di carta bianca, il coraggio gli era venuto meno. Smarrito, girando gli occhi per il locale, si era accorto che lo specchio alle sue spalle rifletteva, in modo non chiarissimo ma comunque leggibile, una sconvolgente scritta che era rimasta impressa, rovesciata, sulla carta assorbente: “Giovedì alle ore 17 ucciderò la chiromante. Firmato Picpus”.
La storia è francamente incredibile, ma Maigret, con quel sesto senso che gli ha consentito di risolvere tanti casi apparentemente inesplicabili, coglie una certa sincerità in quel racconto. Sicuramente c'è sotto qualcosa di grave. E vale la pena di vedere che cosa. A casa, durante la colazione, la signora Maigret posa gli occhi su un foglietto dove Maigret distrattamente ha tracciato quel nome minaccioso, Picpus. E dice al marito che quel nome le ricorda qualcosa. Il commissario è interessatissimo e tempesta la moglie di domande; ma quella, nonostante tutta la buona volontà, non è in grado di dirgli altro: quel nome non le è nuovo, ma dove e come lo abbia sentito, lei proprio non riesce a ricordare in alcun modo…”
Le “inchieste del commissario Maigret” si svolgono anche a Borzonasca. Qui, nel teatro comunale “Fabrizio De Andrè”, venerdì 13 e sabato 14 marzo verrà proiettato lo sceneggiato in due puntate “Una vita in gioco” del 1965, sempre con inizio alle 21.
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