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    attualita, cultura, edizione cartacea, storia locale

    di Claudia Sanguineti | 04 Giugno 2012 | in categoria/e attualita cultura edizione cartacea storia locale

    Convento di Sant'Antonio a rischio: previste manifestazioni di protesta per la grande festa del 13 giugno

    Convento di Sant'Antonio a rischio: previste manifestazioni di protesta per la grande festa del 13 giugno

    Il fatto è cronaca recente, e molti cittadini sono allarmati per il possibile trasferimento dei frati, per il futuro del terzo ordine – guide spirituali, confidenti, esempi  - e per quello dello storico coro antoniano. Che fine faranno tutte queste realtà alla quale siamo così legati, si domandano? Il “caso trasferimento” non è il primo nella storia di questa realtà, tanto che alcuni anni fa i chiavaresi si erano mobilitati con firme e volantini per far rimanere i frati dov’erano. Si era affacciata anche l’ipotesi di un investimento immobiliare, poi saltato. Ma che senso ha, si chiedono in molti, trasferire – tanto per fare un esempio - padre Costanzo Milesi, che ha la bellezza di 86 anni portati con passione e da oltre 30 anni guida il coro, con iniziative conosciute ben oltre il territorio (vedi il concorso dei minipresepi)? E perché mai il santuario dovrebbe trasformarsi in parrocchia? Tra le altre ipotesi anche quella di trasformare una parte dell’edificio in miniappartamenti sociali per anziani, decisione senza dubbio encomiabile, ma perché non farla coincidere con la permanenza dei frati, persone che hanno dedicato tanti anni alle persone del posto? Tutto è “sospeso nel limbo”, niente è ancora ufficiale, ma il cambiamento, radicale, potrebbe essere dietro l’angolo, tra voci ufficiose e non. Se a padre Riccardo Bettinotti, da oltre 12 in servizio nel santuario, non resta che chiudersi in un “religioso silenzio”, nell’attesa di aspettare comunicazioni dall’alto, ci si chiede che fine faranno lui, padre Costanzo, Emilio, Germano e Bernardino.  

    Una realtà ricca di storia… e c’entra anche la Fontanabuona
    La fondazione del Santuario è fissata il 15 agosto 1920. Nella solennità dell'Assunta, in cui la tradizione ricorda la nascita di sant’ Antonio avvenuta a Lisbona nel 1195, Amedeo Casabona, vescovo diocesano, benedice solennemente la prima pietra. Il 16 agosto inizia la costruzione della cripta, poi benedetta dal vescovo diocesano il 25 settembre 1921,  subito aperta al culto. La prima messa nella nuova cripta viene celebrata da frate Sisto Lagorio, religioso nella Provincia francescana dell'Immacolata di New York, nativo della Fontanabuona e grande benefattore del Santuario. Nel frattempo proseguono i lavori che terminano il 30 maggio 1929 con la processione del Santissimo Sacramento trasportato dalla cripta alla nuova chiesa. A fine anno viene inaugurato il grande organo donato dal convento della Santissima Annunziata di Genova.

    La curiosità
    Il convento è nato con le offerte di innumerevoli devoti attraverso la rivistina "Il Santo" (dal 1920 al 2006). Fondamentali quelle degli emigranti che lasciavano il Tigullio per cercare fortuna in America (ne è segno una lapide dietro l'altare maggiore), o quelli della gente di mare (l’elenco nella navata di destra entrando in chiesa). Un sostegno che continua ancora oggi.

    Che travagli per questi frati!
    C’è un altro particolare non indifferente relativo all’insediamento dei primi frati francescani a Chiavari. E’ tradizione che nel 1212-1213 san Francesco, animato dal proposito di portare l’annuncio del Vangelo in Marocco, via Spagna, sia transitato per Chiavari, accolto gioiosamente. Pregato dai cittadini di avere anche nel nostro territorio i suoi frati, acconsente subito: e Innocenzo IV e la famiglia Fieschi, affascinati dalla presenza dei religiosi, edificano per loro un convento e la bella chiesa dedicata a san Francesco, consacrata nel 1246. Una missione di bene durata per secoli, sino alla sera del 4 settembre 1810, quando la Chiesa viene chiusa e il convento occupato per decreto di Napoleone Bonaparte. La soppressione però cessa momentaneamente, per ordine di Vittorio Emanuele I, e il 21 ottobre 1815 i frati possono tornare nel loro convento. Ma il 2 maggio 1855 un altro trasferimento: viene decretata una nuova soppressione, questa volta dal Parlamento Nazionale. Il 15 maggio 1864, durante la Pentecoste, i frati sono cacciati dal convento senza concedere loro il tempo di celebrare l’Eucarestia, dopo che un fabbro per ordine dell’Autorità civile, sfonda, prima dell’alba, le porte della chiesa e del convento. Nel 1911,dopo la nuova divisione delle Province, il Ministro Provinciale  Candido Ferreccio da Recco riprende il discorso già tentato negli anni precedenti con il Comune di Chiavari, proprietario dell'immobile. Nei 1912, il vescovo di Chiavari Giovanni Gamberoni individua la proprietà del terreno del Principe Negroni Meli Lupi di Soragna. L'atto d' acquisto, al prezzo di  80.000 lire, è del 15 luglio 1914. Dopo 50 anni i frati ritornano a Chiavari, acquistando una casa colonica come prima abitazione per poter seguire in loco la nuova costruzione della Chiesa e del convento. E da lì è nuovamente storia.

    La ribellione di fedeli e cittadini: una mostra e manifestazioni previste alla festa del 13 giugno
    Per sensibilizzare l’opinione pubblica, i fedeli hanno già preparato una serie di iniziative. La prima, una mostra nel mese di giugno, organizzata da Ferruccio Luszt ed allestita dentro al convento: “Un riassunto della “vita” del santuario – spiega il corista - per non dimenticare che il santuario è stato fondao sulle offerte dei fedeli di tutto il mondo. Vogliamo che i frati continuino a custodirlo. La loro memoria vivrà ancora nei secoli lontani e il loro nome sarà ripetuto con venerazione e gratitudine dai posteri. Al tempo stesso resterà l’amaro ricordo, pensando che c’è chi vorrebbe porre la parola fine a tutto questo!”. Il 13 giugno poi cadono i festeggiamenti di Sant’Antonio, al quale il convento è dedicato: nell’occasione non mancheranno altre forme di sensibilizzazione e protesta, come striscioni e altre dimostrazioni di “difesa”.

    Tratto da CORFOLE! del 6/2012, con 25.000 copie gratuite: la testata più diffusa del Levante © Riproduzione vietata


     


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